In moto lungo le più belle strade di Cuneo

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Un territorio ricco di anima, natura e storia, fatto di luoghi dove regna la quiete, lontano dal caos cittadino e davvero rigenerante. È la provincia di Cuneo, punto d’incontro di cultura, tradizione e turismo biker friendly. L’invito a farci scoprire le tante eccellenze di questa zona del Piemonte è arrivato dal Comitato per il Turismo Outdoor della Provincia di Cuneo che, tramite il progetto WOW, Wonderful Outdoor Week, punta a promuovere il turismo all’aria aperta, tra le Alpi e le Langhe.

A guidarci attraverso le tante ricchezze del cuneese ci hanno pensato Manuel Podetti, Rino Fissore e Claudio Gracosa, colonne portanti del tour operator dei viaggi su due ruote Moto Raid Experience, e profondi conoscitori del territorio, oltre che motociclisti a 360 gradi. Sotto la loro magistrale organizzazione, ci siamo addentrati in una regione che probabilmente molti di noi avevano, finora, sottovalutato. Ma, dopo tre giorni passati insieme, intensi e mai ripetitivi, possiamo davvero annoverare questa terra tra le mete ideali da scoprire in moto.

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Primo giorno: le vie dei Colli

Il nostro tour inizia da Sampeyre, passando da Casteldelfino e Pontechianale, fino araggiungere il Colle dell’Agnello, sede del motoraduno invernale Agnellotreffen, in programma a partire dal prossimo 20 gennaio. Ci troviamo sul valico transnazionale più alto d’Europa che, con i suoi 2748 metri di altitudine, segna il confine tra Italia e Francia. La salita che porta in vetta è pane per i denti dei motociclisti più preparati e, dopo gravi pendenze e sinuosi tornanti, facciamo una sosta per scrutare il panorama che si apre davanti ai nostri occhi. Se siete tra i più romantici non potete perdervelo d’estate, dal momento che offre uno dei cieli più bui e incontaminati accessibili in moto e auto.
La Val Varaita, sovrastata dal Monviso, circonda tutto, con i suoi leggeri pendii e i fitti boschi che ci accompagnano mentre proseguiamo lungo i paesi alpini in pietra che s’intrecciano in geometrie bucoliche.

Natura e cultura, in questa zona, si amalgamano con spontaneità. È una terra di artigiani del legno, che si prendono cura del borgo con dedizione squisitamente montana. Chianale, incastonata fra verdi pascoli e alte montagne, ha mantenuto tutto il suo fascino antico, con i tetti in losa, le travi a vista e gli angoli decorati con vasi di fiori, vecchi attrezzi agricoli ristrutturati, e scorci sul panorama circostante.
La bellezza semplice di questo borgo antico ci invita a scendere dalla moto per guardarci intorno con attenzione, rapiti dall’ordine e la cura con cui si presenta. Lì ci aspetta Le Montagnard, un ristorante-museo ricavato in una delle tipiche abitazioni della valle. Alle pareti, la storia del lavoro dei montanari introduce a una cucina attenta alle materie prime, come la pasta fatta in casa con farine biologiche macinate a pietra, e le merende sinoire da consumare vicino al camino.

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Torniamo in sella e ci avventuriamo sui tornanti asfaltati del Colle della Maddalena, resi celebri dalle gesta di Fausto Coppi, sulla cui sommità si trova una stele in suo onore, che proprio sulla salita del colle diede inizio alla famosa fuga che lo portò a trionfare nella tappa Cuneo-Pinerolo nel Giro d’Italia del ’49.

La giornata prosegue lungo il territorio eterogeneo piemontese e le sue radici antiche, tra borghi medievali, prati verdeggianti e strade morbide in cui lasciarsi cullare dal rombo rassicurante della moto, che palpita all’unisono con il nostro cuore appagato.
A Limone Piemonte, ultima tappa di questa giornata, andiamo a ristorarci all’agriturismo L’Agrifoglio, una cascina curatissima tutta in pietra, immersa in un giardino circondato da colline e pascoli. Un’azienda agricola a conduzione familiare, volta a mantenere e custodire il territorio circostante, che propone piatti tipici stagionali, semplici e genuini accompagnati da formaggi e vini piemontesi. Qui si coltiva il mais rosso per la polenta, macinato con un mulino a pietra, e si alleva la pecora sambucana, famosa per la carne delicata.


Secondo giorno: la Via del Sale

I sentieri che collegano il Basso Piemonte alla Liguria sono stati, per secoli, importanti vie commerciali attraverso cui materie prime come il sale, l’olio e le spezie, dai porti liguri e provenzali risalivano le valli per arrivare nei mercati dei principali centri urbani della Pianura Padana.
Questo insieme di mulattiere e sentieri era chiamato Via del Sale perché, in passato, assicurava il commercio e la fornitura del sale, prezioso e indispensabile per la conservazione degli alimenti grazie alle sue virtù antisettiche. In particolare, la salatura costituiva l’unico modo per trasportare il pesce marino lontano dalla costa in buone condizioni. Tra questi, il pesce salato più significativo per la gastronomia piemontese era l’acciuga che, grazie alla diffusione garantita dagli ancioè, gli acciughai, divenne ben presto popolarissimo nelle terre subalpine. Alla diffusione dell’acciuga è legata la nascita del piatto tipico piemontese bagna càoda.

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Oggi il lascito di questi antichi percorsi è divenuto un appuntamento tradizionale per gli amanti dell’escursionismo, con percorsi immersi in contesti naturali unici, attraverso borghi, castelli e forti, con la possibilità di scoprire i sapori di questo territorio sostando nelle osterie che si incontrano lungo la strada.

La Via del Sale che va da Limone a Monesi è la più famosa, percorribile con soli 10 euro di pedaggio, che garantiscono un livello ineccepibile di conservazione del sentiero e tutela del territorio. Si tratta di un percorso di media difficoltà, che tocca, come punto più alto, i 2239 metri. Punti di partenza possono essere la stazione ferroviaria di Limone, con un percorso di 53 chilometri, oppure il Colle di Tenda, 39 chilometri. L’arrivo è a Monesi di Triora a 1378 metri e, con un percorso ad anello, si può tornare attraversando il territorio francese, in località Bosco delle Navette.

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A dominare la Via del Sale, anche una serie di fortificazioni sabaude del XIX secolo, retaggio delle vicende militari in cui è stato coinvolto il passo verso la Valle Roya, la cui costruzione ha segnato la storia e l’ambiente dei monti che si ergono attorno al colle.

L’imponente sistema difensivo era capitanato dal Forte Centrale, il cui sforzo costruttivo si rivelò inutile, dal momento che, da queste parti, non fu mai sparato un colpo. Oggi, come vedette mute e silenziose, le difese costellano la Via del Sale, ricoperte da un manto verde che le rende inoffensive. A differenza di chi, solitamente, visita questi sentieri con una moto dalle ruote tassellate, noi lo abbiamo fatto in un modo inconsueto ma del tutto in linea con il contesto. In sella a una Royal Enfield Bullet Classic 500 Battle Green, ci siamo goduti la vista dei prati e dei morbidi pendii erbosi, fino ai boschi delle quote più alte. Anche quando il sentiero si faceva più aspro, con mulattiere e pietraie, non abbiamo smesso di guardarci intorno, passeggiando come indietro nel tempo, a cavallo di una moto dallo stile classicamente intramontabile.

Un’esperienza che consigliamo di fare in due, particolarmente piacevole per il passeggero, che non riuscirà a staccare nemmeno per un attimo gli occhi dalle bellezze naturali e architettoniche, talmente entusiasmante che meritava di essere approfondita sul numero 97 di Riders, che trovate in edicola proprio in questi giorni.
Una giornata perfetta, conclusasi, ciliegina sulla torta, nell’hotel ristorante San Carlo di Ormea, tra Liguria e Piemonte, rinomato per le squisite trote allevate nelle sue vasche.


Terzo giorno: le Langhe

Note per i vini pregiati e le colline tondeggianti, le Langhe sono state le protagoniste indiscusse dell’intera ultima giornata trascorsa assieme a MRE. Alba, la cittadina che più di ogni altra è rappresentativa della zona, nel 2014 è entrata a far parte del patrimonio dell’UNESCO quale 50º sito italiano, riconoscimento che è stato assegnato all’intero territorio, dichiarando, di fatto, l’importanza che il vino ha nella società, che ne è stata influenzata sia nella cultura che nel paesaggio.

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Un legame inscindibile, quello tra cultura e vino, che è stato individuato anche nelle particolarità delle diverse zone, come il Barolo, il Barbaresco, il Roero. Le disuguaglianze che contraddistinguono le aree, sono le medesime che si percepiscono nel vino stesso. Un Barolo, un Barbaresco e un Roero, appunto, provengono dallo stesso vitigno e sono lavorati a pochissima distanza l’uno dall’altro con le stesse tecniche di vinificazione, eppure sono tre vini molto diversi.

Non c’è da stupirsi, quindi, se qui le enoteche regionali sono un’istituzione, con il compito di difendere e promuovere i prodotti e la cultura locale. Assieme all’eno-turismo, sostengono anche lo sviluppo del turismo sul territorio in generale, attraverso vari eventi che hanno la finalità di far conoscere i brand di Langhe e Roero.
Le iniziative sono svariate, per esempio a Barolo, dove si svolge Collisioni, un festival di arte, musica e letteratura, e dove ha sede il WiMu, il Museo del Vino. Spostandosi a Monforte, invece, nel mese di agosto si può partecipare al Monforte Jazz Festival, presso l’Auditorium Horszowski, che richiama artisti della scena jazz internazionale.
La prelibatezza caratteristica di Alba, il tartufo, vanta naturalmente un evento tutto suo, una Fiera del tartufo che, da metà ottobre in poi per otto settimane, monopolizza la cittadina, con il mercato, l’asta e tutte le altre iniziative a esso legate, come esperienze di show cooking da parte di chef stellati e della tradizione.
Le strade e i paesaggi del cuneese sono di tutto rispetto ma, al turista su due ruote, non bastano solo i percorsi. Occorrono i servizi, da quelli ricettivi e legati alla ristorazione sino a quelli tecnici, con assistenza, e pronto intervento. Ne sa qualcosa Monchiero Moto, concessionario BMW attentissimo alle necessità del mototurista, con servizi di ogni genere.

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L’ultima tappa enogastronomica ci porta nelle colline di Dogliani, in un ristorante intimo ricavato da un’antica cascina ristrutturata. L’Acciuga nel bosco evoca sin dal nome qualcosa di fiabesco, un posto allegro e incantato, con un giardino circondato da alberi, dove i clienti su due ruote sono accolti con entusiasmo dallo chef motociclista.
La cucina è un’interpretazione moderna della tradizione gastronomica regionale: da provare la merenda sinoira, ovvero l’assaggio di cinque antipasti piemontesi, e i plin ripieni di polenta e salsiccia di Bra con perlage di tartufo. Dai ricettari doglianesi, invece, ha origine l’antica zuppa di ceci cisrà.

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Natura e cultura, perenne binomio. In questa porzione di Piemonte quasi non si distinguono. Si viaggia lungo strade e sterrati che regalano scenari sempre differenti, dall’ambiente selvaggio, ai borghi squisitamente curati. Ci si lascia rapire dai sapori, intimamente legati alla tradizione, ma promossi tramite attività all’avanguardia, che intrattengono i viaggiatori con i servizi più completi. Un’armonia in cui s’inseriscono tutte le facce del cuneese, da scoprire in un percorso denso di esperienze, in cui il motociclista si integra fluidamente con la sua mentalità, appassionato di una filosofia di vita che non cambia con gli anni.

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