Kia Stinger: da Concept Car a Gran Turismo

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Abbiamo provato la prima GT del marchio coreano tra le curve della Costa Azzurra. Un motore V6 biturbo 3.300 cc da 370 cavalli basterà come biglietto da visita per entrare a far parte dell’elite delle ammiraglie di lusso?

Spesso le concept car sono poco più che idee. Certo, affascinati e futuristiche, ma ritenute da molti poco più che esercizi di stile o, alla peggio, ricercate ostentazioni di superiorità tecnologica fine a loro stesse. La Kia Stinger, ammirata dal grande pubblico  al Salone di Francoforte nel lontano 2011 col nome di GT4,  sembrava esser stata solo una comparsa tra idee inespresse, ma non era così. La Casa coreana, dopo sei anni di progettazione al Centro Stile di Francoforte e uno scrupoloso sviluppo di messa a punto presso il circuito del Nürburgring, ha mostrato al mondo i muscoli mettendo in produzione la sua prima vera Gran Turismo.

Due motorizzazioni disponibili: benzina V6 biturbo a iniezione diretta 24 valvole 3.3 T-GDI 370 CV o diesel 4 cilindri common rail a iniezione diretta 2.2 CRDI 200 CV. Due tipi di trazione, integrale AWD per il benzina o posteriore RWD per il diesel. E due allestimenti, GT Line per la versione diesel e GT per la versione benzina al vertice della gamma. Entrambe le versioni sono dotate di cambio automatico a 8 rapporti con paddles al volante. Come risulta chiaro dalle schede tecniche, Kia ha voluto stupire il mondo con un modello decisamente sportivo e allo stesso tempo ha cercato di rendersi appetibile  anche con uno più pacato e controllato sui consumi e sui costi di gestione.

Abbiamo avuto l’occasione di testare le doti dinamiche  della versione più performante, la GT biturbo benzina da 370 cv con 510 Nm di coppia massima, sulle strade della Costa Azzurra nei pressi di Cannes. Prima di salire a bordo ci soffermiamo ad osservare il design, certo, inutile negarlo, la mano tedesca si intravede, forse anche troppo, ma ci colpiscono positivamente l’aggressiva griglia Tiger Nose, tipica Kia, gli estrattori laterali e i cerchi in lega da 19 pollici; al posteriore, invece, intravediamo un riferimento stilistico che richiama una famosa Casa italiana, ma forse siamo solo aiutati al paragone dai quattro scarichi ben incastonati nel paraurti. Dall’esterno, comunque, l’auto trasuda personalità, aspetto non trascurabile in un decennio di automobili forse troppo attente a seguire più il marketing che  le idee dei designer. Appare subito aggressiva, ma allo stesso tempo mansueta, un mix che non spaventa, ma stuzzica le fantasie di sportività e rassicura con le sue linee da Gran Turismo.

Salendo a bordo ci sembra di calarci nella carlinga di un aereo, non per la scomodità, sia ben chiaro, ma per la cura dei dettagli e i riferimenti al mondo aeronautico che riusciamo a scorgere nel design della leva del cambio e nei piccoli dettagli come le rifiniture che ricordano l’alluminio satinato della plancia centrale e le bocchette dell’aria condizionata che richiamano le  turbine jet. I sedili in pelle sono molto curati,  ben assemblati e contenitivi, inoltre la posizione di guida può anche essere regolata elettronicamente con 10 comandi e memorizzata da un memory system integrato. Al centro della plancia troviamo un display touchscreen da 8”. Tra i tanti optional presenti di serie (come i sedili riscaldati e ventilati) notiamo anche una piattaforma per la ricarica wireless dello smartphone, il sistema HUD (Head-Up Display) a colori e un impianto stereo di alta qualità: Premium Harman Kardon Sound System da 720 watt con 13 altoparlanti, 2 subwoofer integrati nei sedili. Seppur ancora a motore spento, non è difficile sentirsi a proprio agio in un abitacolo tanto confortevole. Sinceramente ci saremmo aspettati minor spazio abitativo e qualche optional in meno, in questo Kia ha saputo davvero sorprenderci. Un’altra chicca è l’accensione a pulsante, cioè senza chiave d’avviamento, che fa decisamente racing. Così avviamo il motore e il V6  gira silenziosamente, percorriamo qualche chilometro, ma il suono rimane quasi ovattato. Ci saremmo aspettati un ruggito di fronte a un design tanto sportivo, ma forse questa silenziosità è frutto di una scelta votata al confort di marcia. Certo, il sound di un motore è molto importante, ma i pregi di quest’auto sono altrove e ce ne saremmo accorti a breve.

Con il suo fare sornione attraversiamo Cannes tra gli sguardi della gente, finché un ragazzo si avvicina al nostro finestrino dicendoci: «Bonjour monsieur, cette voiture est fantastique!». Meravigliati da tanta intraprendenza francese lo ringraziamo e iniziamo a capire che quest’auto forse non ha bisogno di essere rumorosa per attirare l’attenzione. Aspetto interessante, ma che allo stesso tempo ci preoccupa facendoci domandare se la Stinger sia puramente estetica.

Usciamo da Cannes con questi pensieri e così, desiderosi di testare le sue doti dinamiche, imbocchiamo una strada in direzione delle alture circostanti. Selezioniamo dalla plancia la modalità Sport+ , la modalità più sportiva delle 5 disponibili, scaliamo una marcia con i paddles al volante  e affondiamo il pedale dell’acceleratore.

La spinta è poderosa, seppur mitigata dal peso dell’auto (18 quintali), ma il carattere sornione che mostrava in città è decisamente scomparso. Alle prime curve strette ci saremmo aspettati un’auto più impacciata a causa del peso e delle dimensioni (lunghezza 4.830 mm, larghezza 1.870 mm), ci entusiasma la precisione con cui l’avantreno segue le linee da noi impostate. L’auto infonde sicurezza, forse troppa, perché grazie ad un ottimo pacchetto ciclistico spinge a forzare, sempre di più. Il telaio ben regge le sollecitazioni e le torsioni derivanti dal peso dell’auto.

Risultato? In pochi minuti si potrebbero perdere tutti i punti della patente, in totale relax. Al posto di guida tutto appare insonorizzato, nessun feedback dell’auto sembra troppo spaventoso per rallentare o per non forzare un’ingresso di curva e l’impianto frenante Brembo fa della modulabilità la sua carta vincente.

La Kia Stinger mostra sotto una carrozzeria muscolosa, sì un ottimo motore V6, ma l’aspetto più interessante sembra essere l’equilibrio con cui permette a un qualsiasi guidatore di assaporare le sensazioni che, solo pochi decenni fa, potevano esclusivamente provare i piloti professionisti. Con questa auto è decisamente troppo facile andare veloci, aiuta con l’elettronica e la meccanica nella gestione di dinamiche che su altre auto metterebbero in crisi la maggiorparte degli utenti e proprio per questo ci ha stupiti. Se poi ricordiamo di essere in un lussuoso abitacolo, di avere le comodità di una 5 porte Gran Turismo e di poter sfoggiare la nostra auto tra le vie di una città, forse, a pensarci bene, questa doppia natura, tra sportività e gran turismo, non sembra affatto una brutta idea.

Luca Manni, lo sceriffo del bancone
North East Custom, fratelli special

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