I fari della Citroën DS e le corde da pianoforte

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Tra i tanti progettisti che lavorarono alla DS va ricordato Paul Magés, inventore del sofisticato impianto idropneumatico a cui erano asservite sospensioni, sterzo, freni, cambio e frizione automatica

Paul Magés era entrato giovanissimo in Citroën, assunto nel centro studi come semplice disegnatore. Le sue capacità pratiche e la spiccata curiosità furono presto notate da André Lefebvre, l’ingegnere capo che progettò anche 2CV e Traction-Avant e Magés fu distaccato al reparto collaudi, con l’incarico di progettare un sistema automatico che potesse regolare la ripartizione della frenatura dei veicoli commerciali e dei pesanti mezzi industriali in funzione del carico. Magés realizzò il suo compito, andando anche molto oltre, scoprendo le infinite possibilità dell’idraulica ad alta pressione che utilizzerà diffusamente sulla DS.

È meno conosciuto un episodio che lo riguarda e che coinvolge una marca francese di fari, da sempre fornitrice di Citroën. Nel 1963 lo stilista Flaminio Bertoni ridisegnò il frontale della DS creando quel muso così caratteristico dotato di fari carenati, che avrebbe visto la luce nel 67. Avere i fari così arretrati rispetto al vetro che li proteggeva era una necessità dettata dalle leggi dell’aerodinamica ma, a fronte di un maggior costo costruttivo dell’insieme, permetteva di avere dello spazio dove alloggiare qualcosa di nuovo.

Fu così che nel 1965 i tecnici di Citroën furono invitati dalla marca di proiettori per una visita nei loro laboratori. Per Citroën, ovviamente, era presente Paul Magés, cui fu presentato un complesso dispositivo elettronico che permetteva di ruotare i fari più interni sul loro asse verticale in funzione della posizione del volante, consentendo al fascio luminoso di seguire l’andamento della strada, illuminando la parte interna delle curve.

Magés osservò ammirato: c’era un elaboratore montato all’interno dell’abitacolo che comandava dei motori elettrici in base agli impulsi ricevuti da sensori abbinati alle ruote anteriori. Era l’unico modo, con la tecnologia dell’epoca, per ottenere una rotazione differenziata dei due fari: maggiore per il faro interno alla curva e minore per l’altro. «Eccezionale» commentò Magés, «ma datemi un paio di giorni…».

I tecnici dei fari capirono solo due giorni dopo, quando furono invitati a loro volta nei laboratori Citroën, dove trovarono Magés ad aspettarli. Accanto a lui era un frontale completo della DS così come sarebbe stato presentato due anni dopo. C’era tutta la parte anteriore del veicolo: dalla plancia fino al paraurti davanti, volante incluso.

Magés aveva già realizzato un sistema che permetteva ai fari principali della DS di oscillare in funzione della posizione delle sospensioni, compensando così il beccheggio della vettura in l’accelerazione e frenata, lasciando costante la portata dei fari. L’aveva fatto con due fili d’acciaio armonico, sul tipo delle normali corde da pianoforte, ancorati alle due barre antirollio anteriore e posteriore della DS. Con il movimento della scocca le corde tiravano o lasciavano, permettendo ai fari di puntare in avanti con angolazione costante rispetto al suolo.

Già questo aveva stupito i tecnici dei fari, ma lo stupore divenne incredulità quando Magés ruotò il volante e i fari interni si mossero come quelli che aveva visto due giorni prima, ma molto più rapidamente, senza esitazioni e con una precisione millimetrica.

«Come avete fatto a fare in due giorni quello che noi abbiamo realizzato in tre anni di lavoro?» chiesero i tecnici. La risposta di Paul Magés fu semplicemente: «Con queste». Aveva in mano altre due corde da pianoforte.

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