Chi perde viene eliminato all’istante. Nessuna esitazione è concessa. Nessun errore è perdonato: è la Sultans of Sprint. A The Reunion l’abbiamo corsa con Milano Cafe Racers che diventerà il riders team. Questo il reportage
Il culto della velocità ha origini antiche e tradizioni remote. Gli aurighi si sfidavano a folle andatura con stupende bighe sotto gli occhi di migliaia di romani eccitati. Nulla, tuttavia, in confronto all’autentica passione che l’uomo contemporaneo ha manifestato per il motore a combustione interna, e per una delle sue più acclamate applicazioni: la motocicletta. E proprio combinando la moto con il culto della velocità, è nata la competizione Sultans of Sprint.
Articolo di Eleonora Dal Prà; Foto di Daniele Testa
Nel tempio della velocità
L’Italia è da tempo immemore la terra dei motori per eccellenza, tanto da aver dato alla luce i più prestigiosi marchi, alcuni di essi divenuti veri e propri miti. Pezzi di storia, di passione, di competizioni e, a loro modo, d’arte.
Tuttavia, anche alcuni contesti in cui viene praticata la velocità sono stati consacrati come luoghi di culto, mete di pellegrinaggio di fedeli devoti al dio delle corse, fanatici dei motori, praticanti della religione delle due e quattro ruote. Uno dei più importanti è senza dubbio il tempio della velocità, dove da tre anni a questa parte si organizza un festival dedicato alle cafe racer, scrambler, special e classiche. Il glorioso asfalto dell’Autodromo di Monza per un intero weekend lascia spazio a The Reunion. È il ritrovo, appunto, dei cultori di questa tipologia di moto, in un’atmosfera dal sapore vintage e rock’n’roll.
Spazio alla personalizzazione
Un po’ raduno, un po’ competizione, l’ultima The Reunion si è svolta il 20 e 21 maggio scorsi; 14mila persone hanno varcato i cancelli del circuito per contemplare moto speciali e uniche, realizzate da preparatori arrivati da mezza Europa. Spogliate di tutto ciò che era di serie per essere personalizzate con una fantasia senza limiti; molte anche pensate per misurarsi in gare che rimandano indietro nel tempo, quando ci si sfidava all’americana, uno contro uno sull’ottavo di miglio, aprendo il gas allo sventolare della bandiera a scacchi, e sgommando sull’asfalto sentendo la moto sculettare.
Uno spettacolo vario e accattivante che ha registrato una presenza superiore alle aspettative. Merito anche della formula, che vede il pubblico presente sulla scena, a diretto contatto con gli specialisti delle varie discipline, per assistere da vicino alle gare. Dalle special alle cafe racer, passando per le custom, gli scrambler, le enduro; e poi le dirt track e i bolidi da accelerazione. Moto che spesso sono il frutto della creatività di privati o di affermati preparatori, e molte di queste denotano una ricerca estetica fatta di contaminazione tra tipologie, stili ed epoche differenti.
Sono stati due giorni di festa pura e semplice
Lo stile c’era, ma il numero dei fighetti era contenuto. C’era spazio più che altro per i motociclisti autentici e gli estimatori genuini; con la complicità del circuito sul quale si sono consumate e vissute imprese epiche, si sono divertiti, con la semplicità che scaturisce dalle passioni più pure. In pochissimo tempo The Reunion si è ritagliata un posto d’onore nel calendario degli eventi italiani, diventando un appuntamento di culto, e arricchendo ogni volta la manifestazione di spunti sempre più diversi e interessanti.
Quest’anno, a tal proposito, si è tenuta la prima tappa della Sultans of Sprint. È il campionato d’accelerazione più prestigioso d’Europa, dedicato a moto bicilindriche quattro tempi raffreddate ad aria e, a seconda della cilindrata e del numero di valvole, sovradimensionate con NOS o compressore volumetrico.
Il campionato Sultans of Sprint
L’idea deriva dalla semplice constatazione che questa categoria finora non esisteva. Così si è pensato di mescolare le prestazioni con la creatività. Proprio per questo, infatti, una parte non indifferente del punteggio è assegnata allo stile, l’estro e la spettacolarità di ogni squadra. Che le moto in gara siano modificate da professionisti o dilettanti poco importa. I mezzi vogliono distinguersi, emergere, essere ammirati per la loro stravaganza e originalità.
Sultans of Sprint non è nulla di elitario, chiunque si adegui alle regole può competere. Tutti i partecipanti hanno in comune la rincorsa all’adrenalina e la ricerca della modifica che rende la moto più veloce e competitiva.
Il drag racing è uno sport lineare, senza curve, dove vince il più reattivo e veloce. Quello che in 200 metri mette tre marce e taglia il traguardo, arrivando per primo alla bandiera a scacchi sventolata da una prosperosa pin-up tatuata, fasciata in una mise vintage che esalta tutto il suo prorompente erotismo. Una sensualità che si ritrova anche nelle moto in gara. Magnifiche nelle loro forme affusolate e appuntite, sono concepite per scattare e tagliare l’aria.
L’emozione della gara
Speed is our religion, recita il motto del campionato d’accelerazione più folle, spericolato e attraente d’Europa. Dedicato ai dragster vintage e ideato da Sébastien Lorentz, proprio a Monza ha aperto il personalissimo campionato. Le tappe successive saranno al Cafe Racer Festival a Monthléry in Francia; Biker’s Classics a SPA-Francorchamps in Belgio; Glemseck 101 a Leonberg, in Germania. Una disciplina che è stata accolta con curiosità e ammirazione, grazie all’adrenalina che sprigiona tutto intorno a sé.
Il pubblico si ammassa lungo i bordi del rettilineo e, in religioso silenzio, assiste al rito. Un attimo prima del lancio la pista di Monza appare quieta, ma eccitante. I piloti raccolgono la concentrazione e si focalizzano sui quei pochi metri in cui sanno di doversi giocare tutto. Chi perde viene eliminato all’istante. Nessuna esitazione è concessa, nessun errore può essere perdonato. Meglio non lasciarsi prendere troppo dall’emozione, meglio restare freddi e insensibili. Brutali.
La religione della velocità
Dopotutto la velocità è questo. La velocità è bellezza. È un’entità naturalmente pura, essenza della sintesi intuitiva di tutte le forze in movimento con tutta la loro dinamicità. Ed è così che la Sultans of Sprint si scopre essere una forma d’arte. Una disciplina che, nei suoi concetti di dinamismo, luce e movimento, richiama prepotentemente la sostanza del Futurismo.
I suoi cultori, con la loro precisa aggressività, bucano l’aria dipingendo linee di luce nell’atmosfera, dediti alla passione per il successo e sopraffatti dall’istinto del record. Grazie a una felice precisione degli ingranaggi e dei pensieri, rappresentano la concorrenza di energie convergenti in una sola traiettoria vittoriosa.
La più bella del reame
La moto, o meglio dire l’opera d’arte, maggiormente apprezzata grazie alla sua perfetta geometria sinuosa è stata la Ciaparat; è una milanesissima interpretazione della Ducati. La base su cui ha lavorato il team è una Ducati Monster del 1995 a carburatori, desmo 904 cc, pompone ducati con livrea nero-oro del team Milano Cafe Racers, non nuova a collezionare riconoscimenti in fatto di bellezza, vincendo, tra gli altri, lo Special Award 2016 assegnatole al SunRide di Pesaro.
A The Reunion si è fatta valere anche per le sue prestazioni, agguantando il terzo posto della Sultans of Sprint. A Monza brillava in tutto il suo cupo splendore mentre, pilotata arrogantemente da Sami Panseri, veniva sparata sull’ottavo di miglio. Lanciata sulla pista pareva una bestia feroce mentre rifletteva un’oscurità gotica come il suo genio. Immensa nei volumi e nei colori. Una bellissima anomalia. Non solo le gare di accelerazione.
A The Reunion tutto è dinamismo, tutto è movimento
I flussi di persone, la creatività dei customizzatori, l’affermarsi di nuovi modelli di motociclette mai ripetitivi. Tutto intorno, luce e movimento a liberare il dinamismo e trasformare il volume in sensazioni. Nello spazio convivono contemporaneamente diversi punti di vista sullo stesso oggetto, che infondono alla scena un moto vorticoso, frutto di molteplici spinte direzionali.
Le moto, tutte, ognuna a suo modo, con la continuità dei profili e il loro sinuoso e ininterrotto fluire, spezzano i limiti volumetrici, assorbendo la scia del movimento e solidificandola nello spazio. La traiettoria delineata dalla moto sembra scomporla, aprendo lo spazio circostante e prolungandosi in esso, in una compenetrazione dinamica tra moto e infinito.
Good vibes
E così, anche lo spettatore di fronte a tanta energia è partecipe e attivo, spinto dentro la scena da un moto vorticoso e coinvolgente, che si intreccia con i valori della sua percezione interiore, in un assommarsi simultaneo di valenze fisiche ed emozionali. Alla fine, tutto rimanda allo scopo della moto, che è comunicare.
Attraverso vibrazioni e movimenti, linee e forme, odori e rumori, la moto, pur coinvolgendo i sensi ne trascende le regole, penetrando nella mente e nel cuore, per essere avvertita nella sua devastante immensità, trasmettendo a chiunque la guardi, a chiunque la guidi, significati e sensazioni personalissime e soggettive, alla stregua di un’opera d’arte.