Vivere con passione, godendo appieno del lavoro e dell’amicizia. Così insegna Livio Suppo, al primo incontro con la “sua” Dominator Scrambler
Che ci crediate o no, il personaggio nascosto dietro questa moto è un certo Livio Suppo. Ero abituato a vederlo in contesti completamente diversi: moto da pista, piloti plurititolati. Un giorno suonano al campanello del mio studio e fuori mi trovo un signore distinto che si presenta così: «Piacere, Livio».
Per non fare brutte figure ho evitato di chiedere: «Suppo?», anche perché la sua voce è assolutamente inconfondibile.
Voleva farsi un regalo: la sua squadra con Casey Stoner aveva appena vinto il mondiale MotoGP, il primo per lui con la Honda (anche per Casey). Voleva una Dominator Scrambler. Se me l’avessero raccontato non ci avrei creduto.
Ci sedemmo, mi fece vedere qualche idea che aveva buttato giù insieme all’amico Oberdan Bezzi e ci mettemmo al lavoro.
La Scrambler di Livio Suppo
Dai primi bozzetti sviluppammo l’idea fino a farla diventare matura, portando tutte le modifiche necessarie a far diventare una tranquilla Dominator un mezzo adatto a fare del fuoristrada senza tralasciare nessun dettaglio estetico.
Non mi dilungherò sulle caratteristiche stilistiche o tecniche della moto. Quello su cui vorrei mettere l’accento è il tipo di approccio che c’è stato nel realizzare il mezzo. Voleva un oggetto che doveva essere un regalo per sé, non uno specchietto per le allodole.
Fin dall’inizio dei lavori, tutto è stato vissuto per godere, momento per momento, delle porzioni di vita che poi ho scoperto essere irripetibili, come quando mi venne a trovare insieme al padre che, seppi più tardi, ci avrebbe abbandonato di lì a poco.
La gioia di un ragazzino
Ci rivedemmo qualche settimana dopo aver terminato il lavoro, quando Livio si prestò per un servizio fotografico. Salì in moto sul campo cross di Baldissero, vicino al mio studio, sembrava un adolescente sulla sua prima moto… E così noialtri restammo quasi quattro ore a guardare e fotografare incantati un bambino di cinquant’anni che non voleva saperne di scendere dalla giostra. Da quel giorno siamo rimasti amici. Io ho imparato una lezione molto importante: per ricoprire incarichi di prestigio non è obbligatorio essere degli stronzi.
di ANGEL LUSSIANA