CASINÒ GOZZI
Nonostante abbia schierato due piloti di talento – l’irlandese Eugene Laverty e Lorenzo Savadori – Aprilia non riesce a tornare in sella. Le vittorie in Superbike diventano sempre più distanti
Chi si ferma è perduto. Non siamo in guerra, ma in Superbike valgono più o meno le stesse regole. Se esci per qualche anno, quando decidi di rientrare è assai difficile rimettersi al passo. Guardate cosa sta succedendo in Aprilia. A Noale erano convinti che tornare dentro e vincere fosse come riaccendere l’interruttore di casa.
Hanno fatto qualche evoluzione qua e là, hanno dato tutto in mano a una squadra ricca che potesse coprire gran parte dei costi (i britannici di Shaun Muir Racing) e puntato su due piloti di talento; l’irlandese Eugene Laverty nel 2013, l’ultima stagione con la RSV4, vinse nove volte e sfiorò il Mondiale. Lorenzo Savadori è il predestinato delle derivate dalla serie.
I risultati
I vertici del Gruppo Piaggio hanno premuto l’interruttore ma la luce non si è riaccesa. Laverty naviga sconsolatamente intorno al decimo posto, l’altro anche peggio. Aprilia, chi l’ha vista? Nessuno. In questo sconsolante inizio di Mondiale, Aprilia si è fatta notare solo per il tremendo ruzzolone di Lorenzo Savadori in Thailandia, complice un problema tecnico. Colpiti e affondati.
In Aprilia stanno capendo che a fine 2014 sarebbe stato meglio non spegnere la luce. Correva l’anno dell’unico Mondiale di Sylvain Guintoli e dell’ennesima occasione sprecata da Marco Melandri. Le due RSV4 arrivavano in parata, incolonnate secondo ordini di scuderia non sempre rispettati. Era dominio assoluto.
La notte di Aprilia
L’anno dopo il progetto SBK venne fermato per dirottare le attenzioni (e il budget…) del reparto corse sul ritorno in MotoGP. Nel 2015 avanzava ancora potenziale per vincere. Le comparsate di nonno Max Biaggi e le vittorie in extremis di Leon Haslam e Jordi Torres bastarono per salvare l’onore. Poi è calata la notte. Due anni di mancato sviluppo sono un’eternità in una Superbike snaturata da un regolamento troppo permissivo.
Kawasaki ha alzato enormemente l’asticella; la Ducati, per non perdere la faccia, le è andata, dietro riuscendo – a forza di novità – a far andar forte anche la Panigale. Così l’Aprilia si è ritrovata spiazzata. Neanche il motore, vecchio cavallo di battaglia, è più al passo. «Ci manca velocità di punta, cioè qualche cavallo» lamenta Laverty.
Al tempo di Biaggi, ma anche di Guintoli, sul dritto la RSV4 RF macinava gli avversari come fossero fermi. Proprio adesso che la MotoGP comincia a dare qualche soddisfazione, Aprilia scopre che fermare l’impegno in Superbike è stato un grave errore. Recuperare sarà un lavoro sporco, lungo e assai costoso. Non era meglio pensarci prima?
Articolo di Paolo Gozzi