Dopo un decennio trascorso a correre in F1 e metter su pancia, Hailwood tornò al TOURIST TROPHY… per mettere tutti in riga
Articolo di Riccardo Casarini
Le storie in cui tutto nasce chiacchierando davanti a una birra, con una mezza sbronza e una scommessa, sono oggi tra le più quotate. La metà delle volte più che aneddoti son balle. Il malto è buono e fa bene, ma non trasforma gli stupidi in geni né gli scarsi in campioni. Qualcuno ha provato a raccontarla così, quella storia in cui Mike Hailwood decide di tornare al Tourist Trophy dopo 11 anni di stop dalle corse mondiali.
Invece è cominciata diversamente: 1977, nel paddock di Silverstone è presente Steve Wynne della Sports Motorcycles, ha portato con sé la Ducati 900 NCR con la quale Roger Nicholls correrà il TT F1. Lì per lì bazzica anche un inglese baffuto, che ha mollato le corse da dieci anni esatti e s’è fatto una vita in Nuova Zelanda. Questo s’avvicina a Steve e fa il filo alla sua Ducati. Non si sono mai incontrati, ma non servono lunghe presentazioni… chiunque conosce Stanley Michael Bailey Hailwood, chiunque dentro e fuori il Regno conosce Mike The Bike. Wynne lo invita a sedersi sulla NCR, Mike ne è affascinato e si lascia sfuggire di bocca qualche strana fantasia, farfuglia qualcosa a proposito di belle moto e Tourist Trophy. Steve lo incalza in modo scherzoso. «Perché no?». Attimi dopo una stretta di mano sigla l’accordo tra i due, in ballo c’è un ingaggio ridicolo, simbolico, di mille sterline. Così è andata. Nessun procuratore, nessun avvocato, nessun vincolo di sponsor, nessuna pagliacciata da showbiz. Altroché birra.
Un pilota dichiarato finito e un piccolo costruttore: ingredienti del riscatto
I perché no da elencare ci sarebbero eccome. Perché Mike ha già 38 anni all’epoca, perché salvo qualche gara non compete ad alti livelli da quando disputò il Mondiale 67 (corse però in F1 fino al 1974) e perché la sua forma fisica ha perso parecchio smalto negli ultimi anni. Tornare così nella gara più insidiosa al mondo, anche per un pluricampione del suo calibro, è una scelta azzardata. Ma ormai è deciso. Hailwood inizia a rimettersi in sesto in vista del TT 1978, si allena e partecipa a qualche competizione minore. Wynne riceve due 900 NCR Endurance fresche ed equipaggiate al meglio: telaio DASPA, forcella Marzocchi ZTi 38 mm, cerchi Campagnolo in magnesio e freni Brembo, un bicilindrico 864 cc da 105 cavalli con aspirazione Dellorto PHM42 per spingere 160 chili di ingegneria italiana. Il 2 giugno 1978 si compie il déjà-vu del motociclismo.
Riprendersi l’isola della velocità
I 60,72 chilometri dello Snaefell Mountain Course da percorrere sei volte, come sappiamo, tra dossi irregolari, muretti, abitazioni, pascoli e file di pali elettrici. Caratteristiche innocue e folkloristiche per il giro mattutino del lattaio, immediatamente mortali se lo si percorre alla media di 174,502 chilometri orari. E Mike Hailwood, che lattaio non è, parte con il numero 12 e tiene quella media, staccato 50 secondi dall’ufficiale Honda Phil Read, campione in carica.
Guida pulito, lascia scorrere la sua Ducati, in qualifica ha mostrato di poterlo fare. Alla fine del secondo giro ha già annullato il gap con Phil. Lo brucia e fa registrare il giro veloce. L’unico con qualche chance di tenergli testa è alle spalle e la Honda si arrende, meccanicamente, spargendo olio ovunque. Mike The Bike cuce ogni curva descrivendo il concetto divino di perfezione. Conclude al traguardo da vincitore assoluto, trasformando una gara di uomini e moto in un’opera d’arte. Pure la Ducati NCR si zittisce d’improvviso, solo cento metri dopo l’arrivo. Sul momento Mike non comprende quanto accaduto, impiegherà qualche ora per tornare con la mente sulla Terra e realizzare. Forse solo quando nell’albergo in cui alloggia si farà vivo Read, con la tuta ancora indosso, per portargli auguri sinceri, da avversario leale. Bene, ogni sport ha i suoi campioni, ma ci sono persone che vanno oltre e incarnano l’essenza stessa dello sport. Sono lo sport. Mike The Bike non era un motociclista, era il motociclismo.
P.S. Pare che la star hollywoodiana Eric Bana sia al lavoro su di un film che racconterà di questa vicenda incredibile. Vediamo se lo farà iniziare al banco di un pub o nel paddock di Silverstone…
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