JEFF TULINIUS AKA MEATBALL È L’INTRIGANTE FONDATORE DELL’HELL ON WHEELS MC, UNA REALTÀ SFACCETTATA, FATTA DI PASSIONE E MOTOCICLETTE INGLESI. NATA QUANDO LA SOSTANZA CONTAVA PIÙ DEI SELFIE
Di Riccardo Casarini
Veste maglie a strisce anche fuori di galera, porta addosso un po’ di lerciume d’officina e trasudando un’aura punk-rock guida vecchi twin inglesi sulla West Coast. Stereotipo, dite? Nah, Jeff Tulinius è l’antitesi del personaggio costruito. La colla di un’etichetta su di lui non fa presa, gli scivola addosso. Anche mode e tendenze del mondo special non lo riguardano e, al contrario, sembra che siano queste a conformarsi a lui. Non è un poser, macchietta dalla personalità liofilizzata, un certo stile gli appartiene perché l’ha inventato lui. Se gli chiedete qual è la cosa che sa far meglio, vi risponde “Forse andare per bar a raccontare storie. Perché ho fatto un sacco di cose”. Eh sì, Meatball ha fatto un sacco di cose. Tradotto: una quantità di cose fighissime e altrettante cazzate, molte delle quali, ovviamente, sovrapponibili. Andiamo a conoscerlo meglio!
CHIAMATELO PURE “SAPERSI ACCONTENTARE” – Dal 1997 Jeff Tulinius porta avanti la sua officina ad Anaheim dove rimette insieme Triumph e BSA, per le quali è diventato un riferimento di tutta la costa. Si chiama Hell on Wheels ed ha assunto nel tempo lo status di un vero e proprio club per motociclisti. Non lo fa perché la moto british è cool, ma perché quando ha iniziato lui, negli USA, dominava quasi esclusivamente l’aquila di Milwaukee: le moto inglesi (o giapponesi) rappresentavano alternative più economiche. Cominciò quindi con il metter mano alle proprie Triumph, facendo inconsapevolmente esperienza che si sarebbe dimostrata spendibile anni dopo, con l’esplosione della vintage-mania. Prima di diventare Meatball, però, apparteneva anche lui al mondo dei giacca-e-cravatta. Lavorava come progettista AutoCAD e frequentava la facoltà di ingegneria. Niente passioni, entrambe pretesti. Il primo per guadagnarsi da vivere, il secondo per essere incluso nella squadra di surf del college. Gli studi, infatti, Jeff Tulinius non li ha mai terminati. In compenso prese sufficiente confidenza con i motori inglesi e perciò decise che, se non avesse avanzato per sé troppe pretese, quello gli sarebbe forse bastato per campare. In fondo, a lui son sempre piaciute poche cose: le Triumph, le onde, i bikini.
DOVE DIAVOLO È MEATBALL? – Più che per la professionalità, il “nuovo” lavoro ha preso a girar bene per via delle sue qualità e di un approccio sinceramente appassionato, che sa coinvolgere. Il nomignolo Meatball si riferisce proprio al fatto di non riuscire mai a trovarlo dove si pensa che sia. Dove s’è cacciata sta “polpetta”?! Solitamente in una sbronza o in un qualche gara di flat track al Willow Spring International. Motocross, dirt track o scrambler race, qualunque forma di competizione abbordabile per le sue tasche. Almeno finché nel 2001 non si fracassa la testa in una caduta e la rischia grossa per via di un’emorragia, che gli fa perdere la memoria per un mese. Rinuncia quindi all’adrenalina delle corse, ma non al divertimento: attira gente locale con l’organizzazione di eventi/raduno in cui si ascolta punk rock, si sta in buona compagnia e ci si ingarella coi propri rottami. Il suo abbigliamento insolito, composto da monotone e magliette a righe orizzontali piace parecchio, e Meatball ci vede dunque un’occasione per arrotondare con una forma di merchandising spiccio. Quelle righe da secondino diventano presto icone di uno stile, di un modo di vivere la moto già abbastanza scimmiottato in lungo e in largo per il mondo. Possiamo dire che Jeff “Meatball” Tulinius è uno di quegli uomini che adulti non lo diventano mai e questa è la loro principale fortuna. Una polizza assicurativa per una vita un po’ randagia, libera dalle convenzioni sociali, da maneggiare comunque con attenzione per non esserne prima inghiottiti e poi sputati fuori a pezzi. A noi Meatball piace. Perché è un puro, in un certo senso. Oppure un bambino, ma in formato large.
Foto: Meta, Today’s Cycles Coverage,Tokyo Weekender