Di Matteo Radice
Nel 2012 dalla testa di Roberto Ungaro e dalle mani di Officine Mermaid nasce la Spillo che finisce in copertina di Riders n.50. Cinque anni dopo ecco la figlia, la Spillo 2. Entrambe agili, strette, leggere, simili ma non uguali, come i due proprietari: Carlo Massa e Daniele Crespi. Due amici, due folli, che con queste due moto condividono un motto diventato stile di vita.
Carlo e Daniele. Ovvero, grandi amici. Ovvero, rispettivamente, Spillo 1 e Spillo 2. Quando due persone si conoscono da quasi vent’anni, è naturale che abbiano molti punti in comune: la passione per le moto è uno di quelli. L’aria che si respira parlando con loro è aria di libertà, di passione, di godersi le moto al cento per cento senza discriminazioni e senza troppe menate. A quattordici anni Carlo passava i pomeriggi a lavorare nell’officina di Bibo a Milano. «Bibo era un ragazzo che vendeva ed elaborava Honda Monkey, io ero il meccanico giovincello che dopo scuola andava in officina a smontare e montare motori… un giorno è entrato in negozio Dani e lì ci siamo conosciuti».
Passano gli anni e l’amicizia si consolida sempre di più. Poi arriva il momento di iniziare a lavorare sul serio: Daniele è imprenditore nel campo della ristorazione, mentre Carlo gestisce un’azienda di pelletteria. Ma il punto d’unione è ovviamente la passione per la moto che rimane sempre lì a legarli, a riempire il poco tempo libero che l’attività di imprenditore lascia alla vita privata (con conseguenti lamentele delle danzate…). Ma Carlo e Daniele non sono solo motociclisti: il fuoristrada, il wake-board, qualsiasi cosa possa dare una scarica di adrenalina, loro la fanno. Tipo andare in giro per le strade di Milano a maggio con un Land Rover Defender, vestiti da sciatori e trainando un amico con tanto di sci ai piedi, per poi andare a fare il pranzo di Natale (a maggio!) nella loro osteria di riferimento in zona di Porta Romana. «A dicembre facciamo quella di ferragosto con pareo e ciabatte». Insomma, i proprietari delle Spillo amano stare in bilico, sempre. E anche la Spillo è una moto così, nel senso che esce decisamente dai canoni delle customizzazioni e rispecchia in toto l’indole dei proprietari: come dice l’adesivo sul serbatoio, «no comfort, just style».
Che la Spillo attiri l’attenzione è superfluo dirlo, ma capita che delle volte attiri anche attenzioni non desiderate, tipo biglietti di minacce per il troppo rumore: «Conosco gente al Pra, ti faccio ritirare la patente, ti becco, voi biker, i tuoi amici del cazzo… succede spesso». Carlo e Daniele sono anche tra le menti che hanno escogitato la Cotoletta Race che si è svolta durante la festa dei dieci anni di Riders. L’idea è nata poche ore prima della Riders10, dopo una cena tra amici nell’osteria dove, secondo i due, «si mangia la cotoletta più buona del mondo». Visto il rischio pioggia durante l’evento, bisognava pensare a qualcosa fuori dagli schemi per smuovere la situazione: da lì l’iniziativa di una gara con le mini bike, nata anche grazie all’aiuto di qualche bottiglia di vino che ha fatto da carburante per le menti, insieme a una chitarra. Quella sera erano presenti, oltre a Daniele e Carlo, anche i loro amici Anvil, David Borras (El Solitario) e Pico, Lollo (Ell Silver) e Dimitri Coste. «Vista la situazione, visto il tasso alcolemico molto elevato, ho preso un foglio per iniziare a scrivere quello che stavamo dicendo perché poi l’indomani mattina ci saremmo svegliati e nessuno si sarebbe ricordato un cazzo. Avevo un rotolo di scottex, perché eravamo in cucina, e ho iniziato a scrivere la lista dei motorini, dei partecipanti. Però ho detto: ragazzi, dobbiamo trovare un nome a ‘sta cosa». Dopo mille tentativi è stato il loro amico Lollo a trovare il nome: «LA COTOLETTA» e Cotoletta Race fu. «Ci siamo messi a raccattare le cose per farla! Abbiamo detto: facciamo il salto? La rampa? Allora siamo andati in magazzino, dove teniamo di tutto (moto, macchine, robe nostre, aggeggi e arnesi di qualsiasi tipo) e abbiamo rimediato vecchie gomme, pezzi di assi, caricati sul furgone e poi via a fare il percorso». Il resto, per chi c’è stato, è un pezzo di storia di Riders. Qualcosa di unico. Carlo è da cinque anni che scorrazza in sella alla sua Spillo 1. «Era una moto che in officina c’era già, la stavano costruendo e non era ancora uscito il servizio di Riders. Ho l’abitudine, il sabato, di farmi la passeggiata nel motoquartiere e andare a trovare Dario di Officine Mermaid. Quel giorno sono entrato e c’era questa moto parcheggiata dentro il negozio vicino alla poltrona verde dove di solito mi siedo quando vado a trovarlo, e in quel momento Dario mi ha guardato e mi ha detto: Quanto mi dai per questa? Situazione non scontata, visto che cinque minuti prima era entrato un cliente chiedendogli di comprare la moto e lui gli aveva detto di no».
È stato quindi Dario, di Officine Mermaid, il cupido, colui che ha fatto scoccare l’amore tra la Spillo 1 e Carlo. «Lui l’ha vista subito su di me, e siccome mi conosce anche a livello di stile di guida e tipologia di moto, appena ci ha visto vicini ha detto: voi siete fatti per stare insieme». Sembra l’incipit di quei film degli anni 90 che proclamano l’amore tra uomo e macchina, una storia romantica ma allo stesso tempo divertente e interessante. «Sono cinque anni che sta con me, ci son dei periodi in cui non l’accendo neanche, la lascio lì perché magari vado in giro con una moto un po’ più comoda… poi arriva la giornata in cui esco, la vedo e dico ok, andiamo fuori e, anche se sta ferma sei mesi, non ho mai dovuto cambiare batteria, è sempre partita al primo colpo».
Le Spillo, come dice Dario Mastroianni, sono moto nate per bucare la città. E non c’è modo migliore per descriverle: agili, strette, leggere, sono le moto ideali per muoversi e divertirsi nel caos cittadino. La Spillo 1, su base SLR 650, è nata da un’idea di Dario e di Roberto Ungaro, che si sono ispirati alle bici a scatto fisso per la loro leggerezza e agilità, da qui il manubrio, iconico, da bicicletta da corsa montato in origine e poi sostituito con un manubrio alto per una gara a Coventry organizzata da Sideburn. Per lo stesso motivo è stato cambiato lo scarico, in origine sottosella, che poi ha lasciato spazio a uno scarico standard. Il piccolissimo serbatoio hand-made in ferro, la sella bassa e la forcella abbassata non nascondono la vocazione da dirt track. Vocazione confermata anche dalle gomme e dai cerchi. I fianchetti in sky, il faro anteriore e l’assenza di verniciature le conferiscono un aspetto da rat bike pronta a mangiarsi l’asfalto.
Zero menate. Le spillo sembrano fatte apposta per chi vuole essere più veloce dei problemi che il logorio della vita moderna prevede.
Daniele è il proprietario della Spillo 2. Si parla di una rinascita, percheé già qualcosa c’era anche prima che la moto diventasse Spillo 2. Una rinascita recente: la moto è stata completata a ne agosto di quest’anno. «Non nasce ovviamente come Spillo 2. Perché io avevo preso una Honda SLR 650 già con qualcosina di rifatto circa quattro anni fa, e la do a Dario che me la trasforma in una bella scrambler». Ma Daniele, nonostante le modifiche, non trova il giusto feeling con la moto. Non la sente sua totalmente. «In negozio Dario aveva queste Honda Monkey, le mini bike, che mi piacevano un sacco. E quindi ho scambiato la mia SLR scrambler per prendermi due di queste Monkey». Passa una settimana e Daniele torna da Dario per ritirare le Monkey. «Dario mi dice: ah, adesso ti faccio vedere io come la faccio… ti faccio la Spillo 2! Vedrai, scommetto che te la riprendi perché la rifaccio su misura per te». Dario inizia a metterci mano, riprendendo il concetto della Spillo 1 ma senza farla identica perché «voi siete due amici, ci sta che abbiate una moto simile ma voi due non siete uguali. Tuttavia Daniele non aveva nemmeno visto la fase di lavorazione, perché è stata fatta durante le vacanze estive, si è dovuto dare completamente dell’intuizione di Dario.
«Io non ho visto l’evoluzione, l’ho trovata già finita, l’ho provata e ho detto: che bomba, perfetta». Dalla Spillo 1 alla Spillo 2 sono passati cinque anni. La Spillo 2 è una moto futuristica, con fari e frecce a led, è più alta grazie a modi – che al mono e alla forcella per favorire lo stile di guida e al fisico del proprietario. I cerchi rimangono quelli dell’Honda SLR 650 originale, mentre le gomme hanno una vocazione più fuoristradistica. Il serbatoio, sempre costruito a mano ma in alluminio, riprende le linee di quello montato sulla Spillo 1. Il motore di entrambe non ha subito modi che se non lo scarico (2 in 1 su tutte e due) e il filtro aperto. Anche i rapporti sono stati rivisti per conferire a questa special più sprint, necessario in città così come fuori dall’asfalto. Se per Milano vedrete passare le Spillo saprete che si sta parlando di arte su ruote. Carlo o Daniele, Spillo 1 o Spillo 2, poco importa. Ciò che conta è che chi la guida è un motociclista vero, con le palle, non uno di quelli che hanno la special solo per farla vedere ma uno che la moto la usa veramente e la Spillo ce l’ha cucita addosso. Percheé la Spillo è così: non sei tu a scegliere lei, ma è lei a scegliere te. E chissà se una Spillo 3 non stia già aspettando uno di voi.
Foto di Matteo Pizzimenti