L’avevano dato per spacciato, e in molti hanno creduto che fosse morto PER davvero. Ma le tecnologie di cui disponiamo oggi potrebbero permettere ai due tempi di mettere la freccia e superare i quattro tempi. E (forse) arrivare a “sfanalare” pure all’elettrico. E se il futuro fosse a due tempi?
Di Riccardo Casarini
Fa rumore, fumacchia di quel bluastro inconfondibile e, per non farsi mancare nulla, puzza pure. Qualcuno mosso da una primitiva nostalgia direbbe “ma ha anche dei difetti”. Sì, perché le caratteristiche tipiche dei vecchi motori a due tempi sono semplicemente dei pregi distintivi per molti appassionati che, in qualche modo, ricollegano questo bistrattamento dei sensi a un’epoca dorata. Lo capiamo bene. Nostalgie a parte la realtà però è un’altra, e dice che se vogliamo preservare l’equilibrio ambientale e il mondo in cui viviamo è bene che il nostro impatto su di esso non sia nefasto. Stop! Se avete pensato “ma le caldaie a gasolio, le centrali a carbone, le miniere di litio”, precisiamo, il nostro discorso vale a tuttotondo. Non siamo qui per mettere alla berlina i motori endotermici, ma neppure per prenderne le parti ricorrendo al benaltrismo. Quindi bando ai preliminari, lo diciamo: i motori due tempi sono una figata, e oggi, potrebbero essere anche meglio di come li abbiamo conosciuti.
QUEL CHE SERVE È CIÒ CHE MANCA – Il sistema due tempi è quello che più di tutti ha pagato pegno, già con l’introduzione delle prime normative anti-inquinamento. Il suo scalpo è stato facile da prendere, perché questo motore aveva difetti considerati cronici e irrimediabili: fase di lavaggio e incombusti, lubrificazione a perdere e resa del pompaggio. Quindi, kaputt! Ci si è fatta sopra una croce e s’è guardato altrove. Un altrove fatto di norme da rispettare sempre più stringenti, ormai anche per i più efficienti e moderni quattro tempi. Nei reparti sviluppo di qualche casa produttrice s’è tornato quindi recentemente a valutare i vantaggi dei due tempi, cercando i modi per eliminarne le criticità. Ne risulta che, ciò che sembrava impossibile fino a vent’anni fa, ora sembra non esserlo più. Una fase utile a ogni rotazione dell’albero motore, nessun assorbimento dovuto al sistema di distribuzione, attriti ridotti dell’intero manovellismo e, non ultimi, peso e costo di produzione contenuti. Manca solo quel che prima non c’era.
TRA TRUCCHI E INIEZIONI – Solo pochi mesi fa Pat Symonds, responsabile FIA, aveva strizzato l’occhio all’opzione due tempi per i propulsori da F1, seguito dalla hola quasi unanime dei fan del Circus. Anche gli ingegneri motoristi dimostrano perlopiù ottimismo sulle possibilità di sviluppo di questo motore (Jan Witteveen, per citare un nome di peso) e alcuni esperimenti hanno già visto la luce dimostrando che le teorie si possono tradurre in pratica: è il caso dei brevetti depositati da Honda e Kawasaki, oppure del prototipo CITS di Basil Van Rooyen. CITS è l’acronimo di Crankcase Independent Two-Stroke che, in quattro parole, ci spiega come viene saltato il primo ostacolo della lubrificazione a perdere: nel progetto di Van Rooyen infatti la lubrificazione del banco e quella della camera di combustione sono separate, cosa che contribuisce da sé a ridurre enormemente il consumo d’olio combusto. Arriva poi lei, l’iniezione elettronica, che se da un alto toglie il gusto di giocare con getti e polverizzatori, quantomeno salva il 2T con la sua efficienza. Il lavoro dell’iniezione, abbinato a migliori trattamenti di scorrimento per i cilindri, permette di utilizzare per la lubrificazione della camera percentuali d’olio inferiori all’uno per cento (anche 0,5 per cento quando non a pieno carico). Valori che consentono ai motori a miscela di raggiungere i consumi analoghi a quelli dei dei fratelli a quattro tempi.
MAGARI TURBO – Portatevi ora una mano sul cuore, perché l’introduzione di un sistema di sovralimentazione risolverebbe pure le criticità della fase di lavaggio della camera… facendo però venir meno la funzione delle espansioni di scarico. Dunque, abbiam capito, che la tecnologia potrebbe far tornare d’attualità un motore tanto semplice quanto affascinante, considerato per anni obsoleto. E se la strada della mobilità ormai sembrerebbe tracciata in direzione dell’elettrico, quella a due tempi potrebbe rivelarsi un’efficace soluzione “di mezzo” molto più economica, immediata ed efficace per alimentare (almeno, ci auguriamo) dei veicoli ibridi.