Abbiamo visitato le officine Abarth di Torino, dove convivono tre anime: commerciale, racing ed heritage. Tra il reparto “Classiche” e la collaborazione con Google, il brand che ha inventato il tuning continua a sorprendere
Ci sono volte in cui essere punti dallo Scorpione non è poi così male. Per esempio se siedi al volante di una Abarth: prestazioni sportive e borbottio degli scarichi elaborati.
«È la Scorpionship» spiega il direttore generale del brand Paolo Gagliardo. «Ovvero la nostra community, aperta al dialogo con gli oltre 70.000 iscritti fra club, tifosi “vivaci”, seguaci social».
Amanti di automobili speciali come l’ultima serie limitata e numerata Abarth 695 XSR Yamaha che strizza l’occhio alla partnership con il team Yamaha di MotoGP, la nuova Abarth 595 Pista o la Abarth 124 spider Scorpione. Poi ci sono indirizzi da esplorare come quello delle Officine Abarth di Torino. Uno scrigno tutto da scoprire dove elaborazioni e vetture vengono progettate e assemblate.
Le Officine
«All’interno delle officine abbiamo un minisito produttivo per la 124 Rally. C’è il personale superspecializzato dedicato ai modelli di ieri, rari e preziosi che qui documentiamo, certifichiamo e ripristiniamo».
È un luogo dove le tre anime (commerciale, racing e heritage) si miscelano rappresentando «passato, presente e futuro del marchio». Un’eccellenza made in Italy; automobili mitiche che hanno accompagnato almeno un paio di generazioni che andavano di fretta e volevano lasciarsi alle spalle il passato greve della guerra mondiale.
Karl Abarth, storia di un genio
Lo Scorpione Abarth comincia infatti a pungere nei Cinquanta, quando la fame di prestazioni straordinarie di Carlo Abarth, italoaustriaco classe 1908, all’anagrafe Karl, prende forma. Faceva elaborazioni e aveva fame: nuove sfide per nuovi record, sempre e comunque.
A soli 11 anni ricopre col cuoio la ruota del suo monopattino per filare più forte nelle sfide di quartiere. In sella a una moto dotata di sidecar batte l’Orient Express sulla distanza della tratta Vienna – Ostenda (1370 km); poi infila vittorie una dietro l’altra nelle gare a due e quattro ruote. Così, il passo dalle prime corse all’elaborazione è veloce come la fame di quel ragazzino che, una volta cresciuto, con Guido Scagliarini fonda la Abarth&C. nel 1949.
Per prima producono la 204 A Roadster, derivazione della Fiat 1100; vincono immediatamente il campionato italiano 1100 Sport, oltre a quello di Formula 2. E in parallelo ai risultati sportivi avviano la produzione del kit per aumentare prestazioni, potenza e velocità delle macchine di serie. Praticamente inventano il tuning.
Piccole e cattive
Le loro auto sono maneggevoli, prestazionali e potenti. Sono piccole e cattive, proprio come quello Scorpione che hanno per marchio di fabbrica. Lo prendono a prestito dal segno zodiacale di Carlo. Entra nell’immaginario collettivo come simbolo di sportività, elaborazione e prestazioni. Il sogno è accessibile, contagia intere generazioni di piloti da corsa e di piloti della domenica.
Sono anni in cui lasciar aperto il posteriore della 500 per mostrare la testa maggiorata Abarth è un vezzo; proprio come avere il doppio scarico rumoroso elaborato per guadagnare qualche cavallo o “pasticciare” la carrozzeria con grafiche corsaiole. Ma anche fregi, ruote, strumentazione. L’Italia aveva appena cominciato a inseguire il boom economico con Vespe o Lambrette e fra le gimcane della nuova Autostrada del Sole.
L’automobile di serie non bastava più, e Carlo Abarth lo aveva capito. Il grande riscontro commerciale arriva con i kit di elaborazione per le utilitarie Fiat 500 e 600: consente a molti giovani e meno giovani di cimentarsi con successo nelle competizioni usando l’auto di tutti i giorni. I modelli elaborati e costruiti dal 1949 al 1971, anno nel quale l’azienda viene acquisita da Fiat che ne prosegue i successi con utilitarie potenziate come la Autobianchi A112 Abarth, sono decine.
Vecchie signore: Abarth Classiche
Proprio a quei modelli, alla grande storia di prestazioni, sportività e primati dello Scorpione sono dedicati i circa 900 metri quadri dell’officina dedicata al restauro delle vetture storiche dei clienti. Abarth Classiche è il primo passo verso la nuova era del brand, un luogo speciale dove vivere la “Abarth experience”.
Il cuore è l’atelier di restauro installato nelle Officine Abarth di Mirafiori. Insieme ai kit, gli accessori e il merchandising per appassionati, qui si eseguono restauri accurati e fedeli grazie anche alla documentazione catalogata e digitalizzata (disegni tecnici per mantenere la conformità rispetto all’originale, componenti meccanici.
«Per essere inclusivi abbiamo aperto le porte ai nostri fan di tutto il mondo fisicamente e non solo».
Abarth e Google: insieme per una realtà immersiva
Per la prima volta in Europa un brand automotive utilizza la tecnologia Google Street View. Il Virtual Tour Abarth è un’esperienza unica e immersiva alla scoperta delle Officine. Si parte dallo showroom – dove sono esposti modelli storici, vetture Racing e la nuova gamma Abarth – per poi attraversare i corridoi, la storia del marchio e la suggestiva riproduzione dell’ufficio di Karl Abarth.
L’esplorazione continua nel cuore dello stabilimento, l’officina. Qui si trovano i ponti con le auto su cui lavorano i meccanici, i vari dipartimenti tecnici in cui vengono assemblate le vetture e la cabina di verniciatura. Uno strumento innovativo per scoprire la gamma Abarth. Un angolo della passione.
In fondo «acquistare una nostra vettura può apparire “irrazionale” per via della fortissima componente emotiva che attrae i nostri clienti», conclude Gagliardo. «Un mix emozionale che supera le prestazioni e crea un legame fortissimo fra cliente e azienda. E niente ci racconta meglio del posto dal quale veniamo».
Articolo di Paolo Matteo Cozzi; Foto di Gianluca Giannone