Al Mugello non si dorme

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Il nostro lettore Ivano Messinese ci ha raccontato la sua esperienza alla tappa del Mugello della MotoGP

La partenza è di quelle epiche, alle 3.40 da Torino perché, se è vero che al Mugello non si dorme – come recitano le magliette da comprare lì – nemmeno a casa mia si scherza quando stringi in pugno il biglietto per la gara della domenica.

Al Mugello si va in moto, vero. Ma anche con i pullman organizzati dai vari fan club e dalle Case motociclistiche. Dopo la levataccia, mi sono trovato alle 9 in regolare coda chilometrica verso il parcheggio messo a disposizione da Suzuki. I più esperti abbandonavano le macchine qualche chilometro prima del circuito, vestendosi con magliette, perlopiù gialle, parrucche tricolori e striscioni da stadio quasi esclusivamente nazional valentiniani.

Nel parcheggio dell’hospitality Suzuki mi vengono lanciati i gadjet, manco fossi Jeeg Robot: maglietta ufficiale del team, cappellino per sopravvivere al sole della tribuna, una passata di crema solare e, armato di fumogeno, posso finalmente entrare nel circuito. La sicurezza non è mai troppa e, anche all’ingresso, ci viene chiesto di aprire zaini e borse, ma le uniche cose che contengono sono salami e bottiglie di Lambrusco, indispensabili per passare una giornata perfetta.

Il circuito è immenso e sembra di essere a una Woodstock delle due ruote, con gente accampata un po’ ovunque, stand di merchandising, salamella fumante e birra a fiumi. Ad accoglierci troviamo Belen e Valentino Rossi. Be’, a essere sinceri si tratta della versione cartonata, ma lo spirito è goliardico, per cui non possiamo esimerci da farci una foto con loro (e a questa Belen puoi anche toccare il culo senza che Iannone si incazzi).

Assistere al Motomondiale dal vivo rispetto è davvero fenomenale: il primo passaggio della Moto3 davanti alla Poggio Secco mi trapana i timpani, ma non è nulla rispetto al passaggio successivo delle MotoGP. I silenziatori che montano sono come quelli che io avevo sul 125 negli anni Novanta: dei tubi di stufa vuoti, ma obiettivamente molto molto belli.

Il passaggio delle Frecce Tricolore crea la magia e sancisce l’inizio della gara della classe regina. Le moto sono in griglia e, al passaggio del giro di ricognizione, la nostra tribuna dà fuoco alle polveri, trasformandosi in una nebbia blu intensa: vietato fumare!

Noi non abbiamo Meda e Sanchini: gli speaker dei motociclisti che oggi non hanno dormito sono Di Pillo e il Ringaccio. A ogni passaggio del trittico Italiano Dovi-Vale-Iannone, la tribuna s’infiamma esaltandosi in cori da stadio degni di un Abatantuono d’annata. Eccezziunale veramente.

Testo di Ivano Messinese

 

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