Un car club che si è trasformato in un fenomeno social. Ragazzi cresciuti giocando a Gran Turismo, guardando VHS sui rally e sognando forte. E tanti si rivedono in loro
Articolo di Riccardo Casarini
Foto di Anonima Tapulli
Piattaforme condivise tra marchi, fornitura iperfluida delle motorizzazioni, branding senza carattere né contenuto. Gli ultimi vent’anni hanno sancito un cambio di paradigma epocale nell’industria dell’auto, il modello di produzione è ormai uniformato a quello dei beni tecnologici. L’automobile è spesso ridotta a mero veicolo di trasporto, un mezzo unifunzionale rispondente solo al comfort. Aggiornabile e sostituibile, come qualunque device. Non che prima mancassero collaborazioni o assimilazioni tra i marchi, attenzione… però l’andazzo era un altro, le case costruttrici aderivano a criteri progettuali che ne definivano radici e identità, come avamposti di vere e proprie scuole tecniche.
Le competizioni erano animate da questo spirito identitario, chi aveva ragione sull’altro andava stabilito in gara. I numeri di vendita ne erano una conseguenza. Chiunque abbia vissuto quegli anni già lo sa, chi invece è nato tra gli Ottanta e Novanta si è fatto grande con quelle suggestioni, ma stringendo tra le mani l’agognata patente B ha visto desertificarsi quel mondo, che ha lasciato orfana una generazione. Qualcuno si è rassegnato alla cosa perdendo affezione. Di loro non sappiamo nulla, vadano in pace. Qualcun altro invece ha vibrato per aria un bel dito medio e ha detto: «Che è ‘sta roba? Non ci stiamo». Sono i ragazzi di Anonima Tapulli.
Pochi denti, tanta fame
Genovesi, giovani, autoironici. Sono gli attributi che accomunano questa banda di ragazzi cresciuta in un entroterra appenninico che guarda il mare. Su e giù tra le strade, da sempre, curve e controcurve, prima in bicicletta, poi sui motorini e ora in macchina. In un terreno così fertile la passione per i motori è infestante. Come si può concepire la liturgia della guida su una citycar tre cilindri? Sembrerebbe una storia comune a tanti, ma quello che differenzia Davide Virdis, Gabriele Esposito e Fabrizio Rosace dai tanti è proprio il loro approccio. Con uno sguardo al portafoglio, ciascuno di loro porta a casa un mezzo alla vecchia maniera. Austin Rover Mini, BMW E30, VW Golf Mk3, tutte vetture a portata di umano.
Iniziando a smanettarci decidono di documentare ciò che fanno e divulgarlo sui social, con il loro stile. Si danno un nome: Anonima Tapulli. Si danno un motto, che spiega tutto sul loro conto: Pochi denti, tanta fame. I loro profili diventano presto virali tra i petrolhead, come fossero un paddock virtuale in cui sbirciare. Pillole motoristiche servite in modo dissacrante, render digitali (firmati da Virdis) di mezzi pazzeschi che non esistono – e per i quali venderemmo l’anima – resoconti di loschi traffici da garage. Col tempo qualcuno si aggiunge a loro, pur nella distanza, e fornisce contenuti giusti, come Marco Vitale, detto Avvocato, che dalla Sicilia si fa ambasciatore dello spirito AT nel migliore dei modi: tirando il collo a una Peugeot 205 Rallye nelle gare locali.
But what does it mean?
La loro cavia preferita è la BMW di Gabri, un bel 316i del 90 swappato con un sempre onesto 1.8 cc da 136 cv, resa arrogante e ignorante da uno styling corsaiolo e dal differenziale saldato. Annualmente viene sottoposta a un cambio di livrea, che pesca a piene mani nella storia e traduce in realtà la visione dell’Anonima. La dimensione di AT non è solamente digitale, insomma. Potreste trovarli nei track day che organizzano, oppure impegnati in collaborazioni sfiziose con officine professionali. Vanno seguiti, sono un po’ ovunque e da nessuna parte. Ci somigliano, sono come noi, anonimi devoti al culto del motorsport. Già, ma in tutto ciò… si può sapere cos’è un tapullo? Arduo da tradurre. È un’efficace definizione genovese che di certo ha una sua versione in altri provincialismi. Avete presente quei rattoppi improvvisati con ingegno, quei rimedi di fortuna che si rivelano efficaci e durevoli? Ragionate su qualcosa di simile e provate a comprendere, altro non si può dire. Altrimenti, se passate per Zena, chiedetelo in giro.
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