Riccardo Schiavotto prova per i lettori le ultime nate della gamma Heritage. Ecco le caratteristiche di BMW R nineT
La prova stampa delle nuove moto della gamma Heritage, BMW R nineT, R nineT Pure ed R nineT Racer si tiene nello storico circuito della Targa Florio. Siamo in Sicilia, a circa un’ora da Palermo, parco della Madonie. Le motociclette BMW sono recensite evidenziando sempre tre aspetti: maneggevolezza, motore e finiture. Le tre caratteristiche di cui sopra sono diventate un filo conduttore della Casa bavarese. Ovviamente descrivono bene anche la R nineT, seppur con i suoi 220 kg sia la bicilindrica più leggera a catalogo.
Versione Pure
La prima moto che provo è la Pure, praticamente la versione base. Rispetto alla R nineT standard, la Pure perde il contagiri, uno dei terminali di scarico e la forcella a steli rovesciati completamente regolabile, che equipaggia la sorella supersportiva S1000RR. Già visivamente la nineT sembra una moto molto più minuta rispetto ad altri modelli BMW. Tra le gambe la nineT è ancora più snella di quel che appare; anche il massiccio bicilindrico bavarese sembra meno imponente. Inoltre tocco facilmente a terra con i piedi. Finalmente una BMW in cui non sembro uno dei sette nani.
Iniziato il nostro tour sulle strade della Targa Florio la Pure non smentisce la maneggevolezza in marcia del marchio bavarese; anzi sorprende la facilità con cui si riesce ad andare forte fin da subito. La forcella tradizionale regala maggior feeling sull’avantreno e mi sento a mio agio grazie all’impianto frenante sorprendentemente efficace e ben modulabile.
L’ABS è talmente poco invasivo che ho dovuto controllare non fosse stato disinserito. Azzeccato lo scarico, che fa sentire il motore in fase di accelerazione con una profonda sonorità tipicamente bicilindrica, per poi renderlo più quieto in marcia regolare.
BMW R nineT
È il momento della R nineT, il top di gamma delle tre moto in prova. Qui troneggia la massiccia forcella a steli rovesciati. La sua presenza in ordine di marcia si sente, o meglio, è apprezzabile; ma quasi 3 mila euro in più per averla sono sempre bei soldi. A voler ragionevolmente rispettare il codice della strada dubito fortemente che il motociclista medio senta la necessità viscerale di una forcella da corsa su una moto sostanzialmente pensata per condurlo, dopo il giro al lago domenicale, sano e salvo all’apericena in centro.
Sorprende invece che non sia stata prevista – nemmeno come optional – sulla Racer, dove ci starebbe piuttosto bene.
La nineT è più stabile in percorrenza di curva, grazie all’avancorsa maggiore. La forcella a steli rovesciati si fa apprezzare regalando una piacevole sensazione di precisione all’avantreno. Per il resto, il comportamento dinamico è pressoché identico.
Versione Racer
La Racer ha una posizione di guida particolarmente riuscita, non eccessivamente caricata sui semimanubri come una supersportiva, e consente di appoggiare la prima parte del busto sul serbatoio scaricando un po’ di peso: i polsi sentitamente ringraziano. Essendo più sdraiati rispetto a una supersportiva (il sedere è posizionato più indietro) ci si sente più vicini al suolo.
Ciò, unito al basso baricentro del mezzo, aiuta decisamente ad alzare il senso di controllo e sicurezza soprattutto nei lunghi curvoni guidati, dove si è in grado di piegare senza troppi timori anche a velocità sostenute. A patto di trovare un manto stradale uniforme (cosa che in molti punti del tracciato della Targa Florio purtroppo manca) e tratti di strada guidati, è decisamente la moto più divertente da guidare del trio. Non appena però si incontrano buche o sezioni tortuose, le sorelle a manubrio alto sono decisamente da preferisi e, anzi, consentono di andare più forte.
Con la buona cavalleria e coppia, la Racer è una moto che non sfigurerebbe nemmeno in pista. Cerco più volte di far passare il concetto al responsabile stampa BMW ripetendo ad alta voce «trofeo monomarca» fuori contesto, nella speranza che il messaggio passi a livello subliminale.
Buona prova per la gamma Heritage
Le tre nuove arrivate della gamma Heritage convincono decisamente. Sono moto molto equilibrate; hanno una cavalleria importante ma facile da domare e l’estetica è quanto di meglio il mercato possa offrire. Sembra incredibile, ma su queste moto ci si sente BELLI. Come se il pilota stesso fosse elemento chiave delle proporzioni estetiche della motocicletta. Del resto è il grande vantaggio del design di ispirazione classica, dove funzionalità ed estetica finalmente tornano a essere un tutt’uno.
Riccardo Schiavotto