SEX IN THE JUNGLE
Giuseppe Cruciani confronta i bordelli del Ventennio con il business della prostituzione di oggi. Senza alcuna nostalgia per il Ventennio…
Sì, per carità. C’era la dittatura ed era una cosa orrenda. Nessuno rimpiange niente, nulla, nemmeno una briciola. E i pochi che oggi dicono che, be’, qualcosa di positivo in fondo il Pelatone ha fatto sono solo dei coglioni. Degli emeriti coglioni e niente di più. Ecco, fatte tutte queste doverose premesse perché altrimenti ti accusano di concorso esterno in nostalgie nere; ribadito ancora che non ce ne frega niente di rimpiangere cose antiche e superate; sottolineato con evidenza e matita blu che il Duce non lo vuole nessuno ma proprio nessuno, e ce ne sbattiamo che c’erano pochi delinquenti perché quelli veri erano al governo, bisogna dire che con la gestione delle mignotte e con i bordelli ci sapevano fare.
Per capire cos’erano i bordelli del Ventennio, leggete qui:
«Al tempo dell’Italietta fascista non c’era nessuna legge che vietasse l’uso dei bordelli, se non ai minorenni. I casini accoglievano i postulanti dalle 10 del mattino, chiudevano per il pranzo e la cena, per riprendere sino a mezzanotte a Milano e all’una a Roma. Gli orari avevano la loro importanza perché i contadini e i vecchi erano di solito mattinieri; i giovanotti, i professionisti, gli ufficiali dell’esercito e i preti preferivano il pomeriggio. I preti, in abiti del tutto borghesi, entravano nel casino da un ingresso di servizio per sostare in un’apposita saletta prima che la maitresse e poi le signorine di occupassero di loro».
Questo era. Certo, oggi affitti una puttana su Internet quando ti pare, prendi per qualche ora delle femmine eroticamente strepitose e puoi scegliere come in un grande supermarket fra mille colori e odori diversi. Ma, cazzo, non c’è nulla di organizzato, nulla che porti un euro allo Stato, nulla di controllato.
Oggi, tutto un altro business
Mentre i siti sono pieni di qualsivoglia proposta, dal trans al treno, dal gigolò all’anziana famelica, e a desideri se ne aggiungono sempre di nuovi pronti a essere soddisfatti, c’è ancora qualche sfigato che ancora rimorchia la lucciola per strada e viene multato dà ridicoli sindaci affamati di denaro.
Ora, mi è ricapitato in mano di recente un bigliettino storico della Real Casa Poppea di Udine:
«La tenutaria Aurora da un cordiale benvenuto a tutti i signori ospiti. La nostra casa è rinomata per le sue dame di compagnia, selezionate per le loro forme generose, e l’infinita dolcezza, e vi rammenta di adeguare il costume e la cura della vostra persona, a quello della casa, presentandovi all’accettazione per l’ispezione sanitaria, in abito, camicia bianca e cravatta».
Venti minuti, 2 lire e 90, un’ora 6 lire e 50, acqua di colonia 15 centesimi, sapone profumato 20. Brutti tempi? Sì, però…
GIUSEPPE CRUCIANI
Provoca, sconvolge, conduce La Zanzara su Radio24