Tantissima gente si è riunita ieri a Castiglion Fiorentino per l’inaugurazione del monumento intitolato a Fabrizio Meoni, l’indimenticato motociclista tragicamente scomparso nella Parigi-Dakar del 2005 a quarantasette anni, mentre era in corsa per la vittoria di quella che sarebbe dovuta essere la sua ultima gara africana prima del ritiro. Un incidente improvviso, terribile e decisivo che ha turbato il mondo del motorsport, che in un istante si è trovato senza uno dei suoi migliori esponenti. Un uomo carismatico, autentico e innamorato delle cose semplici, temuto e rispettato dagli avversari, amato da tifosi e amici.
Per il grande evento sono arrivati in tantissimi. Oltre 450 quelli che, da tutta Italia, hanno raggiunto la città natale di Fabrizio su due ruote, per rendergli omaggio come sarebbe piaciuto a lui, con il rombo delle moto. Presenti alla cerimonia anche piloti di ieri e di oggi, come Giovanni Sala, suo storico portatore d’acqua in gara.
Ci sono voluti due anni per progettare e portare a termine la scultura in bronzo che raffigura il pilota di rally raid intento a superare una duna in sella alla KTM LC8, con la quale il cinghiale toscano aveva vinto le edizioni 2001 e 2002. Realizzata dallo scultore Lucio Minigrilli su iniziativa del Comune, del Motoclub intitolato al pilota, e della Fondazione Fabrizio Meoni, l’opera è anche un messaggio per chiunque si avvicina allo sport e vuole farlo con passione e impegno.
Fabrizio amava tanto l’Africa, e ne aveva conosciuto bellezza e desolazione proprio durante i rally, al punto da essersi attivato per aiutarne concretamente le popolazioni con diversi progetti di sostegno ai bambini africani. A dodici anni di distanza dalla morte, la figura di Meoni rimane legata a quel territorio, dove in suo nome sono state realizzate tre scuole in Senegal, a testimonianza della sua sensibilità nei confronti dei meno fortunati.
