Buone per gli spot elettorali e poco più, FORSE nemmeno quello: le due ruote non sembrano essere mai piaciute troppo ai nostri governanti, almeno prima dell’avvento dei monopattini elettrici. Eppure il settore moto dà da mangiare ad un sacco di gente
Di Marco Masetti
Nella mia vita ho visto passare una decina di Presidenti della Repubblica, circa quaranta Presidenti del Consiglio dei Ministri e, visto che mi hanno battezzato, anche sette papi. Capisco che il divino Giulio Andreotti ha fatto meglio, anche perché sette governi li ha presieduti, ma l’importante è essere ancora in corsa e un pensierino alla presidenza della Repubblica lo faccio sempre. Risparmio la conta dei Campioni del Mondo che ho visto sfrecciare, perché si andrebbe nei numeri importanti, forse un giorno ne parleremo, sempre che ne abbiate voglia.
Torno ai governi, una quarantina, tantissimi, segno che il potere passa di mano rapidamente, almeno dal punto di vista nominale. Premetto che non faccio il tifo per nessuno, non credo a nessuna “idea” e che l’attività politica molto raramente mi ha fatto alzare dal divano, quindi immaginate che non mi stia strappando i capelli per la caduta dell’uno e l’arrivo dell’altro. Seguo con interesse, anche perché, oltre ad essere cittadino italiano, faccio parte di due categorie fragili. Già, perché sono giornalista e lavoro nel mondo della moto. Due settori nei quali da tempo non tira un’aria meravigliosa, soprattutto nel primo. Ma di questo a voi importa poco, per lo meno in questa sede. Più importante è il rapporto tra moto e governi.
L’ultimo che ha operato passerà alla storia anche per la politica del monopattino elettrico. Una botta di giovanilismo modaiolo che ha fatto scattare incentivi statali destinati all’acquisto di questo simpatico mezzo di locomozione. Ideale sulle strade di quadrilateri della moda o di località balneari ben attrezzate, ma anche ideali nel traffico delle periferie per provare esperienze forti e, forse, definitive.
Ah! che oggetto carino e salvifico il monopattino! Esclamarono membri di governo con sguardo rapito dall’estasi mistica. Certo, nuove opportunità commerciali all’orizzonte, per chi si è tuffato nell’avventura. Tra sharing, noleggi e altre situazioni smart. In pochi si sono lanciati sullo smaltimento dei monopattini e delle pile giunte a fine vita, ma questo, si sa, non è smart e carino! Invece anche il governo Conte Bis, come i trentotto che lo hanno preceduto, non hanno fatto molto per la moto. Che deve essere “brutta, cattiva e poco smart”, visto che nessuno le vuole bene.
Una volta, a tempo perso e con l’appoggio di Ancma e di un collega, cercai di capire quante persone sono lavorativamente coinvolte nel mondo della moto. O, meglio, quante famiglie mangiano grazie alla passione per questo bizzarro e instabile veicolo che da cent’anni spetazza su strada e fuori. Sono tante, ma tante davvero, più di un popoloso capoluogo di provincia. Purtroppo non abbiamo questori, prefetti, sindaci, assessori, quindi non generiamo clientele che, lasciatelo dire a uno che è italiano da parecchio, sono il motore dell’Italia. Siamo divisi, abbiamo lobby non troppo potenti, siamo nell’automotive ma nel ruolo dei parenti poveri. Ho visto qualche politico importante far passerella a gare e saloni (quando ancora erano bagni di folla) o far capolino al GP d’Italia. Tutto qui, tristemente abbiamo meno fan di un monopattino elettrico made in China.
Foto di apertura: la Desmosedici RR “celebrativa” allestita da Ducati in occasione del G8 de l’Aquila del 2009. Sul cupolino la firma del premier di allora, Silvio Berlusconi.