Dakar 2020, inizia il terzo capitolo in Arabia Saudita

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Ieri, con la conferenza stampa di Riyadh, è iniziato simbolicamente il terzo capitolo della storia della Dakar. Solo pochi giorni fa era stato annunciato ufficialmente il trasferimento della macchina organizzativa in Medio Oriente e ora emergono nuovi dettagli sull’edizione 2020. Dopo 30 anni in Africa e 11 in Sud America, la competizione apre così un nuovo ciclo nel continente asiatico e, dopo il 100% Perù di quest’anno – che ha evidenziato la situazione complicata cui Amaury Sport Organisation è andata incontro recentemente – la corsa torna a essere grande in Arabia Saudita: 9mila chilometri di percorso suddivisi in 12 tappe con partenza il 5 gennaio da Jeddah, polmone economico del Paese, e arrivo il 17 a Al-Qiddiya, nei pressi della capitale Riyadh, che ospiterà la giornata di riposo.

La condizione geografica della più vasta nazione del Medio Oriente, che confina a ovest con il Mar Rosso e a est con il golfo Persico, offre distese desertiche dalle varie caratteristiche che permetteranno di disegnare un percorso completo che risponderà alle esigente del raid. Per affrontare il territorio saudita, infatti, i piloti dovranno dimostrare di possedere ottime abilità nella guida, anche veloce, e buone competenze nella navigazione, oltre a una grande resistenza fisica.
Le regioni coinvolte sono largamente disabitate per cui, su questi territori vergini, dalle zone montagnose vicino alla frontiera giordana ai labirinti di vallate, i concorrenti non potranno avvalersi di nessun riferimento; le dune, invece, a volte alte più di duecento metri, permetteranno ai più esperti di distinguersi.

Oltre agli invitati – Stéphane e Andrea Peterhansel, Carlos Sainz, Giniel de Villiers, Nani Roma, Adrien Van Beveren, Joan Barreda, Sam Sunderland, Laia Sanz e l’eroe locale Yazeed Al-Rajhi – alla conferenza stampa era presente anche Sua Altezza Reale il Principe Abdulaziz bin Turki Al-Faisal Al Saud, presidente dell’Autorità Sportiva Generale dell’Arabia Saudita, il quale sostiene che «insieme, Arabia Saudita e Dakar Rally scriveranno una nuova storia, quella tra la corsa più dura al mondo e la più ambiziosa visione sociale sulla terra – attraverso il piano di sviluppo socioeconomico Saudi Vision 2030 – ridefinendo l’avventura umana».

Debutto in veste ufficiale anche per David Castera – ex direttore sportivo ed ex concorrente della Dakar – da circa un mese direttore della gara dopo l’uscita di Etienne Lavigne. «Africa, America, Asia. Ecco un terzo capitolo particolarmente affascinante ed eccitante per un esploratore. Nel Paese più grande della regione, le possibilità di tracciare un percorso esigente, equilibrato e vario sono infinite. La nostra sfida sportiva per la quarantaduesima edizione sarà all’altezza della libertà di creare che sorge da questo territorio gigantesco in cui si mischiano deserti, montagne, canyon, vallate e paesaggi costieri».

Nonostante sia iniziata una nuova era, Argentina, Cile, Perù, Bolivia e Paraguay, le nazioni che hanno ospitato la Dakar negli ultimi 11 anni, manterranno un canale privilegiato con la manifestazione, in quanto l’organizzazione sta predisponendo delle misure speciali per sostenere i team e i piloti. Indubbiamente, questo nuovo ciclo sarà anche una grande opportunità per i piloti locali di emergere; la stessa cosa era accaduta durante i primi anni in Sud America, quando a praticare la disciplina erano in pochi, mentre adesso rappresentano circa il trenta per cento degli iscritti.

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