Cosa sarebbe successo se Herr Professor fosse nato sulla West Coast? Lo ha dimostrato Rod Emory, maestro della scuola restomod
Testo di Riccardo Casarini
Photo courtesy Rod Emory
Immaginate di creare un’auto come si fa con i cocktail: nello shaker qualche centilitro di genio Porsche, due cucchiaini di trazione posteriore e una freschissima spremuta di custom culture, ed ecco servito uno squisito Outlaw! No, non si tratta di astinenza da aperitivo. Gustare un preparato del genere si può. È necessario rivolgersi a Rod Emory che, no, non è un bartender, ma uno tra i più estremi artigiani dell’automobile. Le sue creazioni sono quanto di più orgasmico possa concepire un amante della guida nei propri sogni inconfessabili.

La luce intensa e calda rende onore al colore cupo di questa Outlaw.
Restomod vere, auto dalle apparenze classiche, ma in sostanza moderne e performanti. Tutte realizzate su base Porsche, rigorosamente 356, primo storico modello della Casa di Stoccarda. Di questa conservano il fascino e in parte le linee, ma sotto le forme si cela un concentrato di sviluppo meccanico: telaio, assetto e propulsore vengono implementati attingendo da quanto di meglio il costruttore tedesco abbia prodotto nel corso degli anni, creando un mix da sballo che tuttavia rispetta la filosofia costruttiva del marchio. Un’eresia per i puristi, tanto da far guadagnare alle special di Emory, in tempi non sospetti, l’appellativo Outlaw. Fuorilegge da sbavarci dietro.

La sezione posteriore rappresenta il vero punto di rottura con le linee Porsche 356.
Il matrimonio tra Emory e Porsche, vero family affairs
Pare proprio che il destino della famiglia Emory non potesse far altro che convergere su quello della dinastia Porsche. Nella Burbank degli anni Cinquanta nonno Neil era già un riconosciuto lamierista preparatore di hot rod quando, insieme al figlio Gary, entrò nel mercato dei ricambi Porsche avviando a McMinnville, nello stato dell’Oregon, la tuttora esistente Parts Obsolete. Luogo d’elezione per «chiunque sia in cerca di qualcosa» per la propria aircooled, da quel posto incominciarono a uscire le prime elaborazioni dedicate, che fecero scuola durante gli anni Settanta e Ottanta. Finché un ormai adulto Rod si sentì pronto per raccogliere il testimone di papà Gary, e il resto è già storia contemporanea. Nel 1996 Rod, insieme alla moglie Amy, fondò la Emory Motorsport… così le follie da retrobottega della famiglia diventarono un vero e proprio business che conta, ad oggi, ben 170 esemplari unici prodotti.

Con un po’ di suggestione si può vedere il vento percorrere le forme della RSR.
La versione di Rod
La summa maxima del suo lavoro è raggiunta dalla Emory Outlaw 356 RSR, un vero oggetto di perversione su quattro ruote. Questa special veste una carrozzeria 356, ma deriva telaio e meccanica dalla più moderna serie 964 (primi anni Novanta, per intenderci) con i benefici delle nuove sospensioni Öhlins e di un impianto frenante completo Brembo. Nel vano motore, posteriore a sbalzo, è calato il 4 cilindri Emory-Rothsport, una riproduzione sofisticata del caratteristico boxer Porsche, realizzato ex novo a partire da billette vergini di alluminio 6061. Si tratta di un 2.4 cc biturbo gestito da elettronica Motec, capace di erogare 400 cavalli nella configurazione più spinta! Numeri impressionanti se associati alla massa complessiva, che raggiunge a malapena i 900 chili.

Le turbine Garrett GT28R sono i muscoli ipertrofici di questo boxer.
Ma è solo attraverso il cambio Porsche G50 e al robusto differenziale autobloccante che si trasmette alle ruote l’enorme coppia motrice, scaricata a terra grazie all’impronta degli pneumatici Pirelli PZero Trofeo. Le immagini parlano, la Outlaw RSR sembra uscita dal garage di un diavolo! Anche staticamente, pare racchiuda in sé l’essenza della guida dura e pura, smarritasi da anni in un mercato dell’auto che trascura la sfera emozionale. Ora, facciamo un gran respiro: chi non getterebbe un SUV nel fondo di un canyon per ottenere in cambio le chiavi di questa maledetta RSR?

L’abitacolo è corsaiolo, spoglio ed essenziale, con qualche nota di classe firmata Momo.
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