Riguardare le foto dei viaggi in moto porta ricordi ed emozioni. Ecco qualche scatto di un viaggio in Finlandia, estate 1970
Continuiamo a fare le stesse moto, la stessa musica; le stesse foto, le stesse feste, le stesse braghe, gli stessi caschi… solo le facce non ci riescono uguali nei selfie. Capiamo. Potrebbe proprio essere. Potrebbe aver premuto il pulsante di scatto impugnando la camera al contrario o, per meglio dire, tenendola sottosopra.
Lo sguardo è sufficientemente disincantato e la scena non sembra proprio imperdibile; male che vada, si sarebbe trattato di buttar via una foto (ai tempi della pellicola di queste perplessità ne nascevano, lascia stare…).
Autoritratto dal benzinaio con motociclista in secondo piano, Jivaskyla, Finlandia, 1970. Insomma, un selfie come oggi se ne bruciano a miliardi. Lo sguardo è sì disincantato ma sembra quasi rivolto al futuro; come se fosse in grado di osservarci da lì, da quella lontana estate finnica degli anni settanta. Anzi, sembrano osservarci.
A parte la figura di contorno dei passeggeri dell’auto ferma alla stazione di servizio, le persone che guardano in macchina sono due: il (presunto) fotografo nonché (presunto) motociclista e l’altro motociclista in secondo piano. Guardano così vicino, verso l’obiettivo, e allo stesso tempo così lontano, verso di noi; mantengono un freddo e giusto distacco.
Susan Sontag qualche anno dopo scriverà che “…tutte le fotografie attestano l’inesorabile azione dissolvente del tempo…La fotografia è l’inventario della mortalità”.
Le tre Honda CB450 di diversa foggia parcheggiate nel campeggio di Jivaskyla fanno sorgere qualche dubbio su chi sia più vecchio tra noi ed i ragazzi di quella lontana estate finnica.
Sono passati davvero quasi cinquant’anni?
Sì, continuiamo a fare le stesse moto, la stessa musica, le stesse foto, le stesse feste, le stesse braghe, gli stessi caschi…
Solo le facce non ci riescono uguali nei selfie. Sarà mica che stiamo pensando di essere immortali…