Riccardo Pozzoli e Andrea Busnelli ci raccontano il loro club: No Girls Allowed. Descritti dai più come figli di papà, loro si considerano gentlemen che il successo se lo sono sudato. Insomma: work hard, party harder

ALCUNI MEMBRI DELL’NGA Da sinistra: Riccardo Schiavotto della start up Lanieri e nostro tester; Pietro Caprara, The President (abito Libero, camicia Boggi, gilet Tagliatore, cappello Stetson e scarpe Cardinale). In piedi, Ottavio Missoni. A sedere, da sinistra, Riccardo Pozzoli, Fabio Attanasio, influencer (abito Eduardo De Simone, cravatta Tie your Tie e occhiali TBD Eyewear), Frank Gallucci, influencer (abito Lanieri).
Dovere di cronaca, dobbiamo dirlo: Riccardo Pozzoli e Andrea Busnelli sono giovani, pieni di follower, di buona famiglia, di successo. È normale che attraggano invidie e chiacchiericci; ma a Milano chiunque ne parla, nelle officine come nelle serate di moda, e chiunque li conosce (o racconta di conoscerli). Nel mondo moto che conta e non solo in questo; nel giro di due anni si sono ritagliati uno spazio tutto loro. Una realtà con cui fare i conti. Chi sono quelli lì? Sono quelli dell’NGA. No Girls Allowed.
Se sei una donna non entri nel club
Niente eccezioni. Per capire chi sono davvero, cosa pensano e dove vogliono arrivare li abbiamo incontrati. O meglio, abbiamo incontrato i due fondatori: Andrea Busnelli e Riccardo Pozzoli. Il luogo dell’incontro è quella che viene definita Rick Cave, l’ufficio sotterraneo di Pozzoli, stile batcaverna, nella sede della TBS Crew, dove TBS sta per The Blonde Salad. Ora, se non sapete cosa è The Blonde Salad uscite, fatevi un giro nel 2017, e poi tornate, grazie.
Ci accomodiamo in una stanza: poltrona da scrivania di grande qualità, iMac appoggiato sul tavolo, robe in giro, qualche premio. Questa è la loro prima vera intervista.

Andrea Schiavina indossa giacca e pantalone Ermenegildo Zegna, camicia e cravatta Daks, cappello Stetson; Ottavio Missoni indossa abito Missoni, cravatta Ermenegildo Zegna e scarpe Cardinale; Alessandro Innocenti, fondatore dell’agenzia Mad House, indossa trench Tatras, camicia Tommy Hilfiger, gilet Nigel Cabourn, pantaloni Avirex, coppola Stetson e scarpe Jape; Riccardo Schiavotto indossa abito e camicia Lanieri, cravatta Thomas Mason e pochette Daks.
Innanzitutto, presentatevi.
AB: «Mi occupo di arredamento su misura di alto livello, di lusso. Questo mondo mi piace molto, ho visto che mancava un servizio di livello e ho analizzato il settore e mi sono buttato. L’artigianato è di altissimo rango ma il servizio è sempre disorganizzato e io vado a colmare quel vuoto. Compri casa e vuoi fare delle cose di arredamento di moda. C’è un target, c’è un metodo, un approccio. Per me è importante spiegare tutto questo…».
Riccardo Pozzoli: «Io ho studiato alla Bocconi, prima Finanza; poi ho fatto un master in America dove ho iniziato a capire che gli opinion leader contavano qualcosa. Il mio rapporto con Chiara Ferragni e la sua passione per la moda hanno fatto il resto. Abbiamo creato The Blonde Salad mentre ci stavamo laureando e poi è diventato un lavoro.
Da lì è stata una grande crescita. Un settore totalmente nuovo e quindi era impossibile sbagliare. Siamo stati la prima azienda derivata da un blog ad essere studiata da Harvard. Chiara è finita su tutti i notiziari, abbiamo vinto dei premi e lei è stata inserita tra i trenta under30 più influenti al mondo. Abbiamo ricevuto molta attenzione e grande establishment.
Per me il successo è relativo. Abbiamo solo iniziato. So che siamo in una posizione che può cambiare trend, mode e tendenze. Possiamo fare molto di più».
Ed NGA dove è nato?
RP: «NGA è nato come un progetto fatto di amici, appassionati di motori, di viaggi, di fare cose e anche di appassionati di figa. Tra un test e l’altro, tra un invito stampa e un allenamento in pista, ci siamo detti why not? Abbiamo scelto questo nome perché noi alla fine ci definiamo un gentleman club. Quindi le donne non ci sono dentro ‘sto gruppo, non sono ammesse. Vogliamo essere e rimanere un po’ goliardici ma sempre appassionati di motori.
Volevamo iniziare con un blog ma ci siamo accorti di essere troppo pigri per rendere professionale un sito e starci dietro. Io e Andrea siamo i due fondatori; poi c’è Pietro che chiamiamo The President, l’unico uomo al mondo capace di mettere su Excel anche una presentazione in Power Point. Se dobbiamo andare a pisciare fa i turni su Excel, pazzesco».
Ma quanti siete nel club? Avete una gerarchia?
AB: «Siamo cento clubbers ma attivi circa una quarantina. A parte noi fondatori e The President gli altri sono tutti soci allo stesso modo. Se vogliono proporre un evento, lo fanno senza problemi. Non c’è nessuna differenza tra noi e loro se non nel lato organizzativo della cosa ma non abbiamo una gerarchia»
Ma voi due come vi siete conosciuti?
AB: «Il caso, nel senso che la mia ragazza faceva uno stage da Riccardo e io la stavo aspettando fuori da un evento. Ho beccato Riccardo invece che la mia tipa e abbiamo iniziato a parlare. Avevo un po’ di cazzi per la testa perché avevo sbottato e abbiamo iniziato una bella chiacchierata. Da lì è nato tutto».
RP: «Sì, all’inizio pensavo che fosse l’autista. Si è presentato con una BMW Serie 7 targata Montecarlo e ho pensato: cazzo e io gli do pure il rimborso dello stage… Ci siamo messi a parlare di lavoro e poi sulle nostre passioni. Volevamo fare qualcosa insieme che fosse distaccata dalle nostre principali attività ed è nato NGA».
Ma voi cosa proponete ai marchi che vi cercano?
AB: «Nulla, noi non offriamo nessun servizio. Se qualcuno vuole averci deve proporci qualcosa che ci attragga, che ci interessi. Difficilmente andremo a un party di cui non ce ne frega nulla; non lo facciamo a scopo di lucro ma per divertirci. Le aziende sanno che se invitano l’NGA, invitano possibili clienti, persone interessanti. È un parterre folto per loro. Poi ovvio se l’evento è divertente, è figo, siamo nella generazione dei social ed è ovvio che il clubber farà senza problemi qualche post; ma non offriamo nessun progetto né servizio».
Quali sono le cose più fighe che avete organizzato?
AB: «Lo scorso anno abbiamo noleggiato un camper americano gigante al The Reunion di Monza a uso e consumo esclusivo dei clubbers. Chi arrivava entrava e si prendeva una birra ghiacciata dal frigo e iniziavamo a chiacchierare di moto e qualsiasi altra cosa.
Poi abbiamo organizzato anche una gara di accelerazione; ma è finita male perché uno dei clubbers si è spaccato una gamba e abbiamo sospeso tutto. Però è stato divertente.
Un’altra avventura figa è stata quando abbiamo attraversato le vie del sale (dove contrabbandavano il sale tanti anni fa) in moto, con le nostre Triumph customizzate; un percorso che passa dal Piemonte, Liguria e Francia. Quasi 800 km tra andata e ritorno, abbiamo dormito in un bivacco isolato, fuori dal mondo. È stato davvero fighissimo. Ma poi tutto diventa divertente, dalla birretta davanti alla MotoGP alla grigliata che abbiamo fatto a Pasquetta».

Riccardo Pozzoli indossa abito Lardini e cravatta Ermenegildo Zegna.
Io sto avendo completamente un’altra impressione di voi. Mi hanno raccontato di NGA come i classici fighetti milanesi, figli di papà. Lo siete?
RP: «Chiunque te l’abbia detto, io lo invito a venire in pista con me in moto. E vediamo chi va più forte. Se fighetto vuol dire vestito bene, con la macchina bella allora forse siamo tutti fighetti. Ma esula dal fatto che siamo davvero appassionati di moto, ci facciamo i viaggi, ci sporchiamo. Siamo nel 2017 forse c’è bisogno di fare un passo avanti».
AB: «Io sono figlio di papà. Ma esserlo non significa che non lavoro 20 ore al giorno. Il cronometro è il miglior giudice. In tre anni siamo diventati in 50 dentro la mia azienda. Riccardo li ha invitati in pista; io quelli che dicono così li invito da me e vediamo chi è più bravo sul muletto. Conta quanto uno lavora, suda e passa le notti in bianco per mettere tutto al posto giusto. Scusa se mi incazzo ma sti ragionamenti qua mi fanno andare fuori».
RP: «Lascialo perdere, è brianzolo, si infuoca subito».
Successo sì, ma si lavora
AB: «La differenza è che noi siamo di successo. Noi lavoriamo ci facciamo il culo e stiamo anche avendo un buon successo. È innegabile. Potevo fare la bella vita. Ho 25 anni e invece c’ho 50 dipendenti con tutte le ansie, gli stress che comporta».
RP: «Ti faccio un esempio: Mariano Di Vaio è uno dei più noti tra i nostri clubbers. È un influencer, sta sui social per lavoro è un bel ragazzo, un fighetto pensavano tutti. Lo abbiamo invitato un giorno al Mugello a provare la Yamaha M1. Ecco, ti vorrei leggere i commenti del team di Pirelli che era lì che dicevano: porca puttana, poca gente va così forte. Il concetto è: chi è dentro NGA è perché è appassionato di velocità e di motori.
Poi che sia un fighetto, che si vesta in doppiopetto, che sia ricco, aristocratico o povero a me non me ne frega un cazzo. L’importante che siano interessanti e abbiano qualcosa da dire. Se uno mi dice una roba del genere non lo prendo nemmeno in considerazione perché abbiamo mentalità differente».
AB: «La fortuna aiuta sempre, punto. Uno si può mettere in una posizione tale per acchiapparla. I social hanno dato possibilità a tutti di poter diventare qualcuno o almeno reinventarsi un lavoro. È il momento migliore per tentare e non devi avere nessuna connection particolare. I social non hanno barriere all’ingresso mentre le caste sì. Quindi non capisco le lamentele contro gli influencer oggi. Perché non si parla di chi arriva in alto nelle caste senza avere nessun tipo di talento. Quello fa rabbia e dovrebbe fare rabbia».

Andrea Busnelli, uno dei fondatori con abito e cravatta Sartoria Rossi, camicia Isaia, scarpe Barbanera e calze Gallo, Andrea Schiavina, Alessandro Innocenti, e Gerardo Cavaliere (abito Lardini, cravatta Marino e occhiali Oliver Peoples).
Parliamo di moto: chi sono i marchi che si muovono meglio? Accessori, abbigliamento, comunicazione?
AB: «Il mondo moto ultimamente lo troviamo un po’ piatto. SC e Zard, lato accessori, si stanno muovendo bene se fanno cose interessanti. Brand come Ducati e Triumph si sono un po’ fermate. Avevamo una grande occasione perché stavano costruendo qualcosa di importante ma adesso è un momento di stallo. Per quanto riguarda il mondo auto invece l’Alfa Romeo, Maserati e Audi sono, su target diversi, riusciti a creare una comunicazione molto efficace e diretta che arriva a chi deve arrivare».
Chi vi piacerebbe seguire come brand dal lato comunicativo?
RP: «KTM. Forse perché offre svariate possibilità, dalla 125 da enduro al prototipo della MotoGP. È un marchio che non ha un grande bisogno di farsi conoscere ma è quello che ci piace di più».
E quale brand italiano vorreste seguire, magari uno che attualmente non riesce a stare al passo?
RP: «MV Agusta tutta la vita. Ha un nome che ricorda le corse di Agostini. Bisognerebbe svecchiare l’età media dei clienti a cui si rivolge il brand».
Che moto e che auto avete?
AB: «Abbiamo le stesse moto e le stesse auto: abbiamo due Land Rover Defender, io a passo lungo e Ricky a passo corto e due Mini Cooper d’epoca. E poi abbiamo due Triumph customizzate, la mia su base Bonneville e la sua su base Truxthon».
E quali vorreste?
AB:«Io una Porsche Carrera 3.0 del 76/77 e come moto una Triumph Speed Triple del 1994 con il kit realizzato da Carlo Talamo». RP: «Io invece una Ferrari 355 e una Monster 900».
Prossimo evento organizzato?
AB: «Dal 29 aprile all’1 maggio in Toscana, siamo 18 clubbers, tutti in moto e un Defender e percorreremo le strade dell’Eroica. E sarà tanta roba».
Chiudiamo il quadro. Secondo voi, il lettore che ci sta leggendo su Riders, cosa deve aver capito da voi. Come vi definireste?
RP: «La risposta più logica è che noi siamo un gruppo di amici che sta bene insieme e che si diverte a fare delle robe legate alle proprie passioni. Tutto qui. Non ci riteniamo borghesi eccetera ma siamo persone o, riteniamo di essere, interessanti e con qualcosa da dire con la passione per i motori. E la figa, sempre. Ovviamente».
Articolo di Fabio Fagnani
Foto di max&douglas
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