Suzuki GSX-R 1000: la prova di Kevin Manfredi

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Kevin Manfredi ha provato Suzuki GSX-R 1000. Il risultato? Cambio precisissimo, trasmette al pilota ogni sfumatura del terreno

Suzuki GSX-R 1000

Ho provato la nuova Suzuki GSX-R 1000. Prima di testarla avevo per la testa mille domande: come dovrò fare? Su cosa devo concentrarmi? Quanto sarà difficile riportare le mie sensazioni su carta?

Da lì a poche ore avrei scoperto tutto e ancora ero incredulo. Sono un pilota, la mia professione è quella e quando entro in pista cerco sempre il limite. Spingo tanto da trovare le sensazioni estreme della moto; lo faccioper lavorarci, per portare dati importanti per la messa a punto e aumentare il limite complessivo del mezzo, per poi lottare ogni singolo giro contro il tempo, contro me stesso e contro i miei avversari.

Una vera bomba

Arrivo al circuito e corro subito dai tecnici ufficiali di Suzuki per chiedere tutte le caratteristiche della nuova Gixxer, prima di salirci su e portarla in pista. Questa cosa è un’abitudine che ho da sempre. Mi rispondono: motore compatto che dà l’idea di leggerezza, rapporto di alesaggio di 76 x 55,1 millimetri (diametro interno del cilindro del motore) con 999,8 cc di cilindrata e oltre 200 cavalli. Che bomba. L’elettronica mi stupisce, il TCS consente a chi la guida di poter selezionare 10 tipi di livello di intervento del controllo di trazione, variabili a seconda delle esigenze del pilota stesso.

I tecnici mi dicono che il motore è stato sviluppato proprio nel reparto corse della casa Nipponica, per avere delle prestazioni ma anche un’affidabilità superiore alle massime potenze.

Esistono ben due modelli differenti

La Standard sarà quella che proverò io e con cui correrò il mondiale endurance; e la R che sarà in produzione solo da maggio e che sarà montata con un kit ancora più performante. La seduta è confortevole ma molto racing, con l’impugnatura dei semi manubri regolabili che mi fa sentire su una moto da gara.

Pronti, partenza…

Accendo il quadro a LCD , tutte le luci colorate che partono una a una mi ricordano un aereo; guardo il cruscotto tecnologico e luminoso, mi rende facile la lettura. Si parte. Trovo al suo interno le mappe S-DMS e del sistema TCS, il sistema di controllo trazione, che sono regolabili manualmente proprio dal semi manubrio sinistro con il joystick di comando. Tutto ciò mi fa capire quanto realmente questa moto sia avanti già nella sua conformazione stradale.

Indicatore del livello di carburante, consumo medio – e penso che finalmente posso dare gas senza starci attento – l’indicatore di marcia inserita, il tachimetro e il classico contagiri elettronico con tacchetta che segna ogni giro motore che sale; c’è anche il contachilometri e e orologio. Sono bastati due giri per scaldare le gomme e la moto la sentivo mia.

La differenza maggiore è l’ABS. Qui è inserito e quindi in ogni staccata aggressiva entra in funzione; ma lo fa in maniera intelligente, perché secondo la pressione che do con le dita sulla pompa del freno, lui aumenta o diminuisce l’intensità, permettendomi quindi di divertirmi in estrema sicurezza.

Come un guanto

Durante la staccata la forcella anteriore Showa affonda; rimango impressionato da quanto sia performante una forca standard che lavora su una potenza e un carico così, copiando ogni imperfezione del terreno e trasmettendola a me, in modo da farmi capire il limite di prestazione che può avere, ma da cui io sono ancora lontano. Mi sembra di portare il telaio di una vera GrandPrix; è preciso e veloce come una lama di un coltello, anche con il pieno di benzina.

Il motore è molto corposo, sempre pronto e nell’erogazione sembra quasi elettrico, lineare senza on-o. da 0 a 100% a gas aperto, dote che aiuta a sfruttare tutti i cavalli di cui dispone questo 4 cilindri.

Sul rettilineo non molto lungo di Adria esplode la potenza in modo incredibile che solo l’elettronica può controllare, arrivando a un allungo oltre i 15 mila giri, cosa che credevo potenzialmente impossibile per una moto stradale.

Supera tutti i test

Una mia mania è il cambio: e questo è preciso al centesimo, morbido e molto silenzioso. La frizione lavora decisamente bene anche con i dischi di serie. L’impianto frenante Brembo è stupefacente, in frenata: la leva e la pinza mi hanno trasmesso grande sicurezza. L’emozione di essere qui sopra è magnifica.

Non volevo ma ho fatto anche alcuni riscontri cronometrici e sono rimasto sbalordito di quanto mi abbia permesso di avvicinarmi ai tempi di moto Superstock e soprattutto la facilità con il quale si arriva a questi risultati, pensando anche che la moto testata era standard, con differenze abbissali confronto alla R che sarà dotata di Quick shift system e Blipper, funzioni innovative derivate dalla MotoGP, utili per inserire o scalare le marce senza toccare la frizione.

Mi sono sentito un alieno quando l’ho provata

E mentre il posteriore derapa io godo perché la moto continua a chiedermi potenza e gas. Questa è una cosa che mi permette di divertirmi sempre con sicurezza.

Mi hanno dovuto portare via a forza, non volevo scendere dalla nuova Suzuki GSX-R 1000. I ragazzi di Suzuki Italia mi hanno staccato; ho provato a fare un baratto con la mia macchina ma non è andato a buon fine. Questa moto per me è una vera Superbike, dotata di fanali e targa ma pronta a correre già di serie, credo. Quando debutterà nel Mondiale sarà la moto da battere; e spero che sopra ci sia un pilota da battere, magari io!

Kevin Manfredi

Pilota professionista e istruttore di guida www.ridingschool.it

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