Terry Fullerton, l’uomo che sapeva battere Ayrton Senna

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Compagni di squadra ai tempi del kart, Ayrton gli riconobbe il merito d’essere stata la sua vera gatta da pelare. Due storie opposte, due promesse diverse

Articolo di Riccardo Casarini
Foto: Norwich News, Vroom, Dagospia, Formula Passion

«Prost, Mansell, Piquet. Qual è stato il tuo più grande avversario?» chiede il giornalista Max Fogerty durante la conferenza stampa del GP d’Australia, anno 1993. In fronte a lui, a stringere il microfono, c’è Ayrton Senna da Silva. The Magic! Una domanda quasi banale, acchiappa-titolo, da rotocalco sportivo. Ayrton guarda in basso, sospira, riflette con espressione seria. Poi alza lo sguardo: «Dobbiamo tornare indietro, al 1978-79 e 80, quando ero pilota di go-kart: il mio compagno di squadra Terry Fullerton. Aveva grande esperienza e mi è piaciuto guidare con lui. Perché era veloce, consistente. Per me, un pilota davvero completo. E quella fu pura guida, pura competizione. Non c’erano politica né soldi di mezzo, erano gare vere. Ho un bel ricordo di quel periodo». Risponde così, come una staccata al limite, nella psicologia dei menzionati (e ben noti) avversari del circus mondiale. Non per snobismo, non solo quello. No, la risposta è troppo sincera. E ha fatto sorgere un’altra domanda, curiosa e altrettanto schietta: ma chi è Terry Fullerton?

Una vera promessa

Fullerton, classe 53, è stato il primo iridato britannico del Mondiale kart. Figlio di una coppia londinese di ceto medio, fu il padre, insegnante di matematica, a procurargli il primo kart e a  garantirgli un supporto economico durante i primi anni di corse. Uno sforzo ripagato presto con la moneta delle vittorie e dei contratti da professionista, che portarono Terry a conquistare il titolo già nel 1973. A vent’anni appena. Davvero pochi per quell’epoca, in cui l’arco di maturazione dei piloti era più lento rispetto a oggi. Attirò da subito l’attenzione, quindi, l’inglesino. Qualche team impegnato in categorie superiori si fece sotto per offrirgli un sedile, gli diedero l’opportunità di fare dei test sulle vetture formula… e di segnare dei temponi. Ovviamente, era Terry Fullerton, uno che andava forte sul serio. Alla fine, però, la risposta era sempre una: «No grazie». Per rimanere lì dov’era, con i suoi kart. Uno strano attaccamento alla categoria? Sì, questo e altro, per mantenere la parola data a sua madre, per evitare nuove possibili sofferenze ai genitori, che di figlio ne avevano già perso uno, sull’asfalto. Alec Fullerton, che guidava una Norton, sul circuito di Mallory Park, un giorno maledetto del 1964. «Anche se di tentazioni ne ho avute, di parola ce n’è una soltanto». Niente moto e niente auto. Anche questo, Terry Fullerton. Niente affatto scontato.

La DAP, Senna e il bivio tra i due

Nel 1978 Fullerton entrò nell’orbita dell’italiana DAP, la scuderia di Angelo Parilla. Il suo compagno era un promettente diciottenne sudamericano, un tale Ayrton Senna. Entrambi talentosi di un talento fino, entrambi affamati e ambiziosi. Terry più esperto e tecnico. Seguirono tre anni di duelli senza risparmi, di colpi duri tra i due, nei limiti del rispetto reciproco, sempre alto. Amici mai però, amici soltanto dopo, forse. All’infuori delle gare, possibilmente all’infuori dello stesso campionato. Sfiorarono la doppietta iridata nel 1979 e 80, che sfumò per qualche rottura (e sfiga) di troppo. Episodi al limite a ogni gara. Memorabile fu però la beffa di Fullerton ai danni di Senna durante l’ultimo giro della prestigiosa Champions Cup (Jesolo, 1980), con il brasiliano scalzato a pochi metri dalla vittoria, grazie a una manovra impossibile dell’inglese. L’esperienza… un gesto tecnico che, con il senno di poi, portava con sé il sapore del saluto, del buffetto sulla guancia. Ayrton non la prese mica bene: il giorno dopo, mentre Terry era rivolto a parlare verso il suo meccanico senza badare a nulla, accanto alla piscina dell’albergo, lo colse da dietro e lo gettò nell’acqua vestito. «Quando tornai a galla Ayrton se ne stava andando, ridendo sarcastico». Quasi un congedo, in qualche modo il riassunto di quel rapporto tra campioni nobili. Ayrton Senna, infatti, prese la via della Formula Ford l’anno seguente, della Formula 1 quattro anni dopo, della gloria senza tempo il 1º maggio 1994. Terry Fullerton, al contrario, chiuse con le competizioni a soli 31 anni. Ma rimase lì, dov’è tutt’ora, a far da talent scout e da preparatore per le giovani leve. Rimpianti zero, ma con la consapevolezza di essere stato veloce eccome, anzi velocissimo. Avversario da romanzo di un campione da leggenda. 

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