Francesco Mandelli ha provato per noi la Vespa 150 Primavera. Tutto è andato per il meglio, finché non si è intromesso un certo acido…
L’attacco di un pezzo è una delle cose più difficili quando si scrive. Anche il finale è importante ma l’attacco è quello che fa la differenza. Più difficile dell’attacco di un pezzo c’è solo l’attacco del primo pezzo di una rubrica nuova, come in questo caso. Una rubrica dove mi danno degli scooter da provare e io cerco di stamparmi contro i tram di Milano. Non essendo io né giornalista né tester, mi misuro con questa difficile missione di raccontarvi la Vespa 150 Primavera.
Io sono un affezionato vespista
Ho una 50 del 1963, con il freno a pedale e le marce sul manubrio. Tutte le volte che la guido mi sembra di essere uno di quei piloti di aereo della seconda guerra mondiale, che volavano su delle ferraglie che solo a guardarli ti veniva voglia di tornare a casa e metterti sotto il piumone davanti a Netflix (al netto del fatto che Netflix non c’era a quei tempi).
Quello che voglio dire è che guidare il vecchio vespino ti fa sentire più simile ad un motociclista che al prototipo di chi usa oggi lo scooter.
La Vespa è un mito, un monumento mobile all’ingegno degli italiani. Ma diciamo che sono più un fan di quelle vespe lì, di una volta, tutte di ferro. Poi mi sembrava che il primo restyling della Vespa, per portarla a essere uno scooter contemporaneo, l’avesse completamente snaturata: baricentro alto, manubrio all’altezza sbagliata, una linea poco fedele all’originale. Diciamo che partivo un po’ scettico.
E poi l’ho vista. Che fascino!
Rossa, era bella, mi ha colpito subito, sembrava slanciata, agile, meno palo in culo dei suoi modelli predecessori. Monto su e accendo al volo. Bella roba penso, altro che pedivella a spingere come un pirla sotto il sole o sotto la pioggia. Ho capito, aspetta, vediamo come si guida.
Mi butto nel traffico. Mi bastano pochi metri per capire che la ragazza è tosta. È ben bilanciata, si guida bene, agile, simpatica, frizzante. Faccio un po’ il figo ai semafori e apro tutto il gas di colpo come fanno gli zarri; la Vespa risponde presente facendo fare la circonvalla in men che non si dica.
Confesso che in più di un paio di frenate ho cercato con il piede il freno sulla pedana, deformazione professionale. E poi va, corre, se gli tiri il collo non si tira indietro, tanto che ero in viale Certosa a palla di cannone che la scannavo e pensavo: voglio proprio scannarla per gli amici di Riders.
Un pizzico di follia
All’improvviso mi sale un acido che avevo preso poco prima di salire sulla Vespa, me lo aveva offerto un capo indiano in via Vigevano. So che per alcuni di voi prendere un acido prima di testare una Vespa sembra una scelta poco saggia; ma lì per lì non ci ho pensato e il capo indiano mi sembrava un buon diavolo. Me lo stava offrendo e magari lo avrei offeso rifiutando. Ho provato a parlargli della storia del test della Vespa ma lui ha risposto solo che in realtà era di Giambellino e non indiano.
A quel punto capendo che il dialogo non sarebbe andato a parare da nessuna parte ho preso l’acido per liberarmi in fretta da quella situazione che mi stava facendo perdere un sacco di tempo. Ero in viale Certosa, appunto, e se sin qui il test della Vespa 150 Primavera mi stava facendo divertire be’, da lì in poi è stato grandioso.
Ho guidato ininterrottamente il mezzo per due giorni consecutivi coprendo l’area di Milano e hinterland, fermandomi giusto per fare benzina. Verso le 3:45 del mattino la Vespa si è trasformata in un Booster, ero in zona Barona. Mi guardo e sono uno zarro, lo guido con le braccia larghe e i piedi indietro, leggermente inclinati verso l’interno.
Mentre guido il Booster non penso a niente. E poi…
Sono uno zarro che guida il suo Booster per Milano senza pensare a niente. È diverso dal guidare la Vespa, con la Vespa mentre guidi pensi, pensi a un sacco di cose. Sarà per via di tutta la storia che un mezzo come questo si porta dietro. Ormai è l’alba e io sono completamente ibernato alla guida della mia monomarcia. Il monomarcia è comodo ma fa strano su una Vespa. Anche se devo dire che ci ho messo tre minuti a farmelo piacere viste le prestazioni e la rapiditá di risposta in accelerazione.
L’ABS mi ha salvato il culo in un paio di situazioni in cui i pedoni si sono buttati in mezzo alla strada all’improvviso, cosa da non fare mai con chi sta testando una Vespa molto veloce sotto effetto di LSD.
Per ora il test finisce qua, perché poi sono svenuto e non mi ricordo più niente e mi hanno rubato tutto, portafoglio telefono, anche la Vespa. Per il prossimo mese ricordatevi di darmi anche la catena, oltre allo scooter.
A cura di Francesco Mandelli Attore