Per la prima edizione dei Wildays organizzata dagli Anvil a Varano de’ Melegari abbiamo corso la terza tappa dello Swank Rally con una Yamaha in anteprima esclusiva che unisce il mondo maxi naked con quello dei fettucciati
«Non ha la chiave di avviamento, ma c’è l’interruttore, su/giù. Ora guiderai un cortocircuito». Con questa definizione, Valentina di Connexia (Agenzia di comunicazione di Yamaha Motor), mi ha donato per un giorno il manubrio della specialissima XSR900 Swank Rally, in occasione del terzo appuntamento dell’omonimo tour a tappe svoltosi in occasione dei Wildays a Varano de’ Melegari.
Il cortocircuito, evidentemente, non si riferisce a una pista corta, ma alla moto che mi ha appena messo a disposizione per partecipare alla gara in fuoristrada, calza perfettamente a questa belva pensata, progettata e realizzata da Deus Ex Machina Italy. Il perché si capisce subito: questa moto fa incontrare due mondi lontanissimi come quello delle maxi naked da strada dal DNA sportivo, in questo caso con declinazione stilistica heritage, con quello dei rally, dell’enduro, dei fettucciati. La moto unisce i due sponsor principali dello Swank Rally: Yamaha e Acerbis che ha fornito la mitica mascherina Elba. Cambiano i cerchi di serie con degli scenografici Borrani a raggi adattando perni e dischi, modificate le pedane in ottica fuoristradistica e rivista la posizione di guida con un manubrio cross e una sella dedicata. Scarico SC-Project 3 in 2 con hackeraggio della centralina per togliere traction control e abs.
Morale? Appena ci sono salito ho capito il motivo della definizione cortocircuito. Sì, perché se si prende una tricilindrica da quasi 120 cavalli, le si toglie qualsiasi controllo e gestione elettronica e la si dota di due ruotoni tassellati lasciando pressoché invariato il resto della ciclistica, si fa presto a capire cosa succede. Cioè, finché si tratta di sfoggiarla, bella lì, tutti con fuori la lingua e via andare, ma se poi ci devi affrontare un fettucciato vero, con contropendenze, salite, discese e salti… be’, bisogna essere abbastanza fulminati. Infatti non è un caso che abbiano deciso di affidarla a Riders, per altro in anteprima esclusiva. Che onore.
Questa moto, non è solo un esercizio stilistico, ma un prototipo sperimentale che preannuncia una special definitiva che con ogni probabilità verrà svelata all’ultima tappa dello Swank. La moto ha un sound che sembra una Formula 1, grazie al frazionamento del motore (3 cilindri) e a uno scarico non propriamente a codice. Una volta in sella non è così assurda, nel senso che il manubrio e i dislivelli creati si prestano discretamente per il fuoristrada, e si riesce pure a guidare in piedi. L’aderenza è garantita dalle gomme adeguate, ma il problema è il motore un filo esuberante ed essendo privo di controllo, bisogna affidarsi solo al polso destro e non esagerare. Luca Viglio e Filippo Bassoli di Deus Milano mi hanno dato le giuste dritte: «Non prendere troppa velocità nelle discese e se vedi avvallamenti o dossi importanti, rallenta, perché spanciare e perdere il controllo è un attimo». Consigli benedetti. Io ci tenevo più che altro a non buttargliela a terra, perché è un’opera d’arte e esemplare unico. Ho volutamente rinunciato a prendermi i tempi nelle prove speciali, proprio per non farmi trascinare troppo dalla situazione.
A fine giornata mi sono addirittura concesso tre giri sull’ovale di sterrato da flat della DiTraverso School di Marco Belli. Anche lì, più che mai, ho costantemente dato del Lei alla Yamaha XSR900 Swank, perché le velocità si facevano importanti, ma ho capito che prendendoci la mano in quel contesto ci si può divertire oltre ogni immaginazione. Ma ora voglio vedere e provare quella definitiva, perché a quella maleducazione che scalcia a più non posso, mi ci sono affezionato. Del resto, a una moto che quando entra in coppia ruggisce così, non si può rimanere indifferenti.
Foto di Marco Campelli