Volto da divo, modi eleganti, talento da campione. Con lui alcune delle donne più belle del mondo (forse anche Brigitte Bardot). Pupillo di Jackie Stewart, il francese se n’è andato nel 1973 schiantAndosi a Watkins Glen. E, secondo la leggenda, una veggente lo aveva previsto
di Riccardo Casarini
Nella Parigi occupata nasce nel 1944 Albert François Cevert. Bello come un dio e ricco come un jackpot, porta il cognome della madre, parigina, perché il cognome di suo padre richiama l’origine ebrea: somma disgrazia per quel periodo.
Il giovane François Cevert riceve l’istruzione delle migliori scuole di Francia e frequenta anche il conservatorio, dove impara a suonare meravigliosamente il pianoforte. Un rampollo educato, quindi, con la strada già scritta e spianata davanti a sé… una noia insomma, per lui, al quale piacciono le curve (anche quelle femminili) e la velocità, più di ogni cosa.
Il piacere per la guida François Cevert lo assaggia in moto, tra le strade della capitale. Decide di partecipare a una gara locale, dove fa buona figura e dimostra un’innata confidenza con i mezzi meccanici. In quell’occasione il pilota Jean-Pierre Beltoise lo nota, esortandolo a coltivare quel talento.
Pur contro la volontà del padre quindi, che ha previsto per il figlio un futuro più austero, lontano dai vezzi per ricchi annoiati quale era considerato il motorsport, François si iscrive a un corso di automobilismo organizzato al Montlhéry, dove convince facilmente l’istruttore a candidarlo per il “volante Shell” 1966, la selezione dei migliori esordienti francesi. Il padre in tutta risposta gli taglia i fondi, nella speranza di farlo desistere. Al contrario: François il volante Shell lo vince, battendo un certo Patrick Depailler e aggiudicandosi così una stagione pagata nel campionato nazionale Formula 3. La sua nuova strada.
Alla corte di sir Jackie – Per due stagioni Cevert si impegna in F3, dove si laurea campione nazionale ‘68, passando quindi in F2, categoria talvolta frequentata dai già affermati piloti di F1. In occasione del London Trophy ‘69 François battaglia duro con Jackie Stewart, attirando la curiosità dello scozzese che, terminata la corsa, corre dal patron della Tyrrell per il quale gareggia nella massima formula, a suggerirgli il nome di quel tipo belloccio che al volante ci sa fare così bene. Ken Tyrrell infatti sta cercando un sostituto per Servoz-Gavin, la sua seconda guida infortunata, che portava in dote il prezioso sponsor Elf. La dritta su Cevert arriva quindi come un colpo di… manna dal cielo. Un altro francese può sostituire Servoz-Gavin. A Zandvoort, il 21 maggio 1970, esordisce nella massima serie Albert François Cevert. Il giovane non si rivela un semplice rimpiazzo e viene confermato per le stagioni successive, nelle quali gioca un ruolo d’alfiere per Stewart, con lo scozzese che gli fa invece da mentore. La prima (unica) vittoria arriva nel ‘71 e consacra la sua icona in una Francia digiuna di campioni. Frequenta donne mozzafiato (pare anche l’inarrivabile stella Brigitte Bardot), ha grande classe, suona il piano deliziosamente e per l’Europa si sposta pilotando un Piper, incarnando insomma una forma nostalgica di perfezione.
Premonizione di una traiettoria fatale – Nel 1973, il fresco campione Jackie Stewart, prossimo al ritiro, riserva a lui il passaggio di scettro per l’anno seguente. Questo, durante le prove di sabato 6 ottobre a Watkins Glen (stato di New York), Cevert ancora non lo sa. E non lo saprà mai. Deciso a guadagnare la prima pole in carriera e il secondo posto in campionato, affronta una difficile esse in terza piena per uscire in totale trazione sul rettifilo, contravvenendo al suggerimento di Stewart, che consigliava una marcia più alta per una percorrenza fluida. La Tyrrell numero 6 di Cevert decolla sul cordolo e impatta dritta contro le lame del rail, che spezza in un colpo l’auto e la vita del pilota ventinovenne. «Avrà successo e vincerà un premio importante, ma non arriverà a trent’anni» disse una veggente alla quale si rivolse Nanou, una giovane fiamma di François. Un aneddoto esoterico che, combaciando con la realtà, ha dato ulteriore linfa alla figura affascinante e struggente di questa promessa del circus.. Quale sia stata la vera ragione di quel disastroso incidente, non è dato sapere. Forse un errore, un guasto, oppure, come ipotizzato a seguito di rilievi, un malore. Di François Cevert è rimasta la consapevolezza del suo potenziale e un’immagine di rara bellezza, cristallizzata giovane nell’eternità.